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Giovedì II settimana del Tempo Ordinario Anno A

Giovedì della II settimana del Tempo Ordinario Anno A
Aveva guarito molti.
E quanti avevano qualche male.
Si gettavano su di lui per toccarlo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,7-12)
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Questo Vangelo ci fa vedere fino a che punto Gesù sia centro di unità. E molto importante prendere coscienza della potenza di Cristo di fare unità attirando tutti gli uomini a sé, perché solo con fede viva in questa sua capacità possiamo essere anche noi apostoli e artefici di unità nell’ambiente dove viviamo, non solo, ma per la Chiesa e il mondo.
San Marco ci descrive l’affollarsi della gente, così precipitoso che Gesù deve salire su una barca “perché non lo schiacciassero”. Egli attira la folla con la sua bontà, con la sua potenza, e non solo dalla Galilea, dalla Giudea e da Gerusalemme ma scrive l’evangelista “dall’Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone” quindi da paesi pagani. Accorrevano a lui con i loro malati per averne la guarigione, ma anche con tutte le aspirazioni del loro cuore, per trovare la pace di Dio.
La lettera agli Ebrei scrive di lui: “Tale era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato ormai dai peccatori ed elevato sopra i cieli”. Un sommo sacerdote è centro dell’unità o, meglio, ne è il mediatore, come è detto alla fine del brano che abbiamo letto. Cristo è Mediatore proprio perché è perfettamente unito a Dio in una santità irreprensibile, in una purezza unica, ma è anche il sacerdote che ci occorreva: noi abbiamo bisogno di un sacerdote così perfetto per poter trovare l’unità in Dio stesso.
Nel Vangelo vediamo però che Gesù si oppone con severità a che la sua grandezza venga rivelata. Perché? Perché egli sa che la sua opera domanda il sacrificio di se stesso e che la sua dignità di Figlio di Dio può essere veramente rivelata solo attraverso la croce. E ciò che dice anche la prima lettura: “Egli non ha bisogno di offrire sacrifici ogni giorno, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso”. Cristo ha realizzato il culto perfetto, che non è soltanto un simbolo come il culto antico, quello dei sacerdoti ebrei, che era “una copia e un’ombra delle realtà celesti”; egli ha ricevuto un ministero più elevato, che realizza veramente il divino disegno di comunione con il sacrificio di se stesso.
Nella preghiera sacerdotale (Gv 17) Gesù si rivela molto cosciente dell’opera di unità che egli deve compiere “santificando se stesso” cioè sacrificando la sua vita. Il Figlio di Dio non ha preso la natura umana semplicemente per guarire le nostre malattie con la potenza divina, ma principalmente per trasformare la nostra natura e ristabilire il rapporto tra Dio e noi, senza il quale ogni unità è impossibile. Cristo ha dunque ricevuto, come si esprime l’autore della lettera agli Ebrei, “un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, essendo questa fondata su migliori promesse”.
In ogni Messa noi ci avviciniamo a Cristo e dovremmo avvicinarci con la stessa premura impaziente della gente di Palestina e dei paesi vicini, che si precipitava da Gesù per essere guarita e trasformata e con lo stesso ardore di contemplazione che si rivela nella lettera agli Ebrei, nella certezza che egli può trasformarci e fare anche di noi strumenti di unità. Cristo ha offerto un solo sacrificio una volta per tutte, ma lo mette continuamente a nostra disposizione: è il nostro Mediatore, sempre vivo per intercedere a nostro favore e viene in mezzo a noi proprio per essere nostro intercessore, per darci tutte le grazie necessarie affinché anche la nostra vita, con lui, in lui e per lui, diventi offerta viva, gradita a Dio.

Mercoledì II settimana del Tempo Ordinario Anno A

Mercoledì della II settimana del Tempo Ordinario Anno A
Disse all’uomo.
Tendi la mano!
Egli la tese e la sua mano fu guarita.

TESTO-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,1-6)

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Rattristato per la durezza dei loro cuori.
Gesù è il Giusto. Anzi è la somma, la perfetta, la divina giustizia del Padre. Lui è luce purissima di eterna verità. Secondo Ezechiele sono i falsi profeti che rattristano il cuore del giusto. Lo rattristano perché il danno che essi arrecano è distruttore della verità di Dio, del suo amore, della sua luce, della sua misericordia, della sua infinita pietà.
Gesù vive in mezzo ad un popolo guidato da un esercito di falsi profeti. Essi governano in nome della falsità, della menzogna, dell’inganno. La falsa profezia che nasce dalla trasformazione della Parola del Signore è più deleteria di ogni altra profezia. Mille falsi profeti che appartengono al mondo non sono per nulla paragonabili ad un solo teologo falso. I danni che produce quest’ultimo distruggono dall’interno il corpo di Cristo.
I falsi profeti del popolo di Dio sono inconvertibili. Satana ha preso possesso del loro cuore e da esso governa i figli di Dio nella falsità e nell’inganno. Tutti i mali del mondo oggi sono il frutto di un esercito di falsi profeti che dall’interno del corpo di Cristo stanno avvelenando la morale, la teologia, la Scrittura, la verità di Cristo, l’intera Chiesa. Sempre la Chiesa è stata dilaniata dai falsi profeti che operano nel suo seno. Creano il male quelli che restano nel seno della Chiesa. Di questi Satana si serve.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri profeti di Cristo Gesù.

Martedì II settimana del Tempo Ordinario Anno A

Martedì della II settimana del Tempo Ordinario Anno A
Sant’Antonio abate.
Il sabato è stato fatto per l’uomo.
E non l’uomo per il sabato!

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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 2,23-28)
In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Se leggiamo la Scrittura con gli occhi dello Spirito, saremo sempre esigenti con noi stessi, misericordiosi, pietosi, compassionevoli con i nostri fratelli.
Gesù è il Signore anche del Sabato perché solo Lui è in grado di dargli la giusta verità, quella verità che il Padre suo gli aveva conferito, ma che il cuore impuro degli scribi aveva ridotto a menzogna, a falsità, a inganno. Lui è il solo Signore della verità del Padre, perché Lui è la verità. Lo è per natura, per santità, per partecipazione, per dono dello Spirito Santo. Essendo Lui la verità divina ed umana eterna e storica, Lui solo può dirci ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Amare di sabato non è mai ingiusto. Essere compassionevole di sabato sempre si può. Manifestare tutta la divina carità a chi è nella sofferenza è consentito. Come Dio ama sempre e non c’è riposo dall’amore, così è anche per l’uomo. Mai questi si deve riposare dall’amare. Se si riposa è già caduto dall’amore. Si è posto fuori della verità del suo Dio che è purissimo amore eterno senza riposo. Dio si riposa dal lavoro, ma mai dall’amare l’uomo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnate ad amare sempre.

Lunedì II settimana del Tempo Ordinario Anno A

Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario Anno A
Perché i tuoi discepoli non digiunano? Ma verranno giorni nei quali digiuneranno.

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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 2,18-22)

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il Vangelo di oggi proclama la novità cristiana, la novità di una vita unita a Cristo. E il Signore stesso inaugura questa novità, offrendo a Dio non più cose convenzionali, ma la sua stessa esistenza, come leggiamo nella lettera agli Ebrei.
“I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno”: essi si preoccupano di cose aggiunte alla vita, come penitenze scelte per onorare Dio e pensano che siano le più importanti. Nella vita di Gesù invece la cosa più importante è la sua esistenza stessa, non ciò che vi si sovrappone come cerimonia o penitenza supplementare. Cristo è sacerdote e non offre sacrifici convenzionali (“doni e sacrifici”), ma la sua vita: “Nei giorni della sua vita terrena offri preghiere e suppliche con forti grida e lacrime”. E il dramma della sua vita trasformato in offerta a Dio.
Questa trasformazione richiede intense preghiere, non si compie con una semplice intenzione dello spirito, ma nella lotta, come è descritto nella lettera agli Ebrei, che ricorda la lotta dell’agonia. Gesù ha lottato contro le difficoltà della vita, contro la necessità della passione, ha lottato nella preghiera perché tutto questo fosse trasformato in un’offerta degna di Dio, piena dello Spirito di Dio.
È ciò che Gesù aspetta da noi: la trasformazione della nostra vita in sacrificio, non le cose che si sovrappongono alla vita. Certo, bisogna fare anche queste cose, come esercizi di preghiera e di mortificazione, che aiutano a trasformare la vita, ma la cosa importante e questa trasformazione, è fare della nostra esistenza una offerta a Dio, come dice Paolo nella lettera ai Romani (cfr. Rin 12).
Quando partecipiamo alla Messa dobbiamo ricordarci questa necessità e offrire la nostra vita in unione al sacrificio e alla vittoria di Cristo. Parlo della nostra vita concreta, con tutte le sue gioie, difficoltà, con le sue tentazioni, i suoi desideri e speranze. Questa è l’offerta che vuole il Signore: il sacrificio della trasformazione della nostra vita, che lo stesso Spirito di Gesù compie in noi se siamo docili alla sua azione.

Sabato I settimana del Tempo Ordinario Anno A

Sabato I settimana del Tempo Ordinario Anno A
Mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori. Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 2,13-17)
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Oggi vediamo due aspetti della persona di Gesù, che fondano la nostra speranza: da una parte la sua autorità, dall’altra la sua misericordia. La sua autorità è grande: egli è “il sommo sacerdote che ha attraversato i cieli”, la cui parola “è spada a doppio taglio… e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”. Per questa autorità parla alle folle e impone ordini: “Seguimi”, ottenendone l’immediata esecuzione: “Egli, alzatosi, lo seguì”. E questa sua autorità è ancora più evidente dopo la risurrezione: abbiamo un sommo sacerdote Figlio di Dio, assiso alla sua destra.
Ma questa grandissima autorità non rende Gesù duro, perché egli è misericordioso e non può non compatire le nostre infermità. Lo vediamo accogliere i peccatori, mangiare con loro, in un rapporto familiare che provoca le critiche dei farisei e degli scribi. Mette la sua autorità a servizio dei peccatori e alle critiche risponde: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”. I farisei non ricorrevano alla sua misericordia perché non ne sentivano il bisogno; i cristiani invece lo conoscono autorevole e misericordioso e questo forma la loro gioia e la loro pace, perché sanno di potersi sempre “accostare con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia ed essere aiutati al momento opportuno”.
Testimonianza di ciò è il dono di sua madre, piena di grazia, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, la più perfetta espressione umana della misericordia. Ella, madre di misericordia, contribuisce a svelarci il volto di Dio, che resiste ai superbi e dà grazia agli umili. Riceviamo con gioia, umiltà e fiducia questa rivelazione.

Mercoledì I settimana del Tempo Ordinario Anno A

Mercoledì della I settimana del Tempo Ordinario Anno A
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio. E, uscito, si ritirò in un luogo deserto. E là pregava.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,29-39)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Questo Vangelo mette in evidenza le due dimensioni della vita terrena di Gesù e la loro strettissima unione. La dimensione che appare più chiaramente all’inizio è la sua misericordia. Gesù si avvicina a tutte le miserie e la misericordia è proprio questo: essere accessibile a tutte le sofferenze e portarvi rimedio. Un rimedio, prima di tutto, della compassione, dell’interessamento. Gesù lascia che i malati prendano tutto il suo tempo: “Dopo il tramonto del sole gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta”. Egli prende per mano gli ammalati: è il suo corpo che comunica la potenza di sanazione di Dio.
Ma noi vediamo anche che Gesù al mattino, molto prima dell’alba, si alza e si ritira lontano dalla gente, “in un luogo deserto”, per pregare: è l’altra dimensione della sua esistenza umana, la ricerca del Padre. Egli deve essere nelle cose del Padre suo, deve essere unito a Dio e prega lungamente.
Ma questo desiderio di unione a Dio non gli impedisce di darsi agli altri; anzi, quando vengono a cercarlo, Gesù non risponde: “Devo usare il tempo per pregare”, ma: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”. La preghiera gli dà il massimo slancio di misericordia e di bontà, egli cerca nel cuore del Padre la sorgente dell’amore che deve trasmettere agli uomini.
Le due dimensioni si ritrovano nei due aggettivi che la lettera agli Ebrei applica a Gesù “sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio”. Degno di fede per il rapporto unico esistente tra lui e Dio; misericordioso verso gli uomini e specialmente verso i peccatori, perché è venuto a portare il perdono, è venuto a togliere i peccati, è venuto a donare agli uomini la vittoria nelle prove, lui che “per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”. Tutta l’esistenza terrena di Gesù non ha altro scopo, secondo la lettera agli Ebrei, che di portare a perfezione nel suo cuore l’apertura agli altri, la misericordia e l’unione con Dio che lo rende “degno di fede”.
Gesù non si è messo al di sopra di noi, ma al nostro livello, ha preso la nostra natura di carne e di sangue, non solo, ma le nostre sofferenze, le nostre prove, persino la nostra morte, per poterci aiutare così come siamo. Egli attinge la misericordia dalla sua unione con Dio, sorgente della misericordia, e dal suo contatto con noi. E questa la grande rivelazione dell’incarnazione. L’AT parlava già della misericordia di Dio, ma l’incarnazione di Gesù dimostra che Dio ha voluto aver bisogno di prendere la natura umana per aver maggior compassione: Gesù si è commosso, ha pianto, si è adirato, ha sofferto per poter veramente patire con noi.
Questo è per noi un grandissimo motivo di conforto e di riconoscenza; sappiamo che il Signore è sempre vicino a noi, che qualunque sofferenza, difficoltà, pena non è mai un ostacolo tra noi e lui, anzi è un mezzo di unione. Per questo dobbiamo guardare tutte le cose che nella nostra vita ci sembrano negative non come un ostacolo, ma come un mezzo per crescere nella unione con Dio e nella apertura agli altri. E un grande dono di luce capire che le difficoltà che facilmente ci scoraggiano devono invece aumentare la nostra fiducia, perché sono accompagnate da una grazia di unione particolare con la gloriosa passione di Cristo e nello stesso tempo ci rendono concretamente solidali con tutti i sofferenti. D’altra parte i due aspetti sono inseparabili, perché è unendoci alla passione di Gesù che noi possiamo essere di aiuto a chi soffre, ed è nella solidarietà con chi è nel dolore che ci uniamo davvero a Cristo, che ha voluto soffrire con tutti i sofferenti e i peccatori.

Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario Anno A

Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario Anno A
Il regno di Dio è vicino. Convertitevi.
E credete nel Vangelo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Come vivere questa Parola?
Inizia il “tempo ordinario“. Questo tempo è detto “ordinario”, perché in esso noi celebriamo, liturgicamente, il mistero del Cristo nella sua globalità lungo il ritmo quotidiano delle settimane e delle Domeniche, attraverso la Sua Parola, i fatti, le parabole e i miracoli del Vangelo. Celebrare il mistero di Cristo nell’ordinario significa, dunque, vivere da veri suoi discepoli nella fedeltà di ogni giorno, significa incontrare e ascoltare il divino Maestro nel quotidiano scorrere del tempo.Ed è molto bello e significativo che all’inizio di questo tempo ordinario la liturgia metta davanti a noi un invito pressante di Gesù, che ripete nella chiamata dei suoi primi quattro Apostoli nel Vangelo di oggi: «Venite dietro a me». Ad esso segue una duplice risposta: «E andarono dietro a Lui»: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni: «Subito andarono dietro a Lui».Per noi questo invito del Maestro è assai prezioso: in questo Anno Nuovo dobbiamo andare dietro a Gesù. È Lui che deve tracciare il cammino, non noi! Chi stabilisce autonomamente il proprio cammino, vive nella solitudine più profonda, anche se è attorniato dalla folla. Chi invece “va dietro a Gesù” è sempre con Lui, con l’Amico per eccellenza, col Signore.Termino sottolineando un altro particolare interessante. Si noterà come il Maestro chiami i suoi primi quattro discepoli non nel tempio, o in qualche evento particolarmente solenne e sacro. Al contrario, la loro chiamata avviene durante lo svolgimento del loro mestiere quotidiano e feriale: erano dei pescatori intenti al proprio lavoro di tutti i giorni. Ecco il “tempo ordinario” nel quale il Signore chiama anche noi e ci rivolge il suo invito amorevole e imperioso: «Vieni dietro a me».Di fronte a ogni fatica, gioia, tristezza d’ogni giorno, chiediamoci: “A chi vado dietro, oggi?”. Se seguo il Signore, sono nel cammino giusto, che porta alla gioia definitiva; se vado dietro a me stesso, sono solo e triste, come quel giovane ricco, che si allontanò da Gesù «triste, perché aveva molte ricchezze»
(Mt 19,22).
“Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto”. Amen.

I DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

I DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Battesimo del Signore. Questi è il Figlio mio, l’amato. In lui ho posto il mio compiacimento.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 3,13-17)

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù chiede a Giovanni di battezzarlo, ma non ha bisogno alcuno di tale battesimo di penitenza perché, dall’inizio, tutto si realizzi e perché si manifesti la Santa Trinità che egli è venuto a rivelare. Giovanni invitava il popolo a prepararsi alla venuta imminente del Messia. A lui è concesso di contemplare ciò a cui aspira ogni uomo che prega e che contempla: Giovanni percepisce e insieme accoglie il mistero di Dio, quello del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Giovanni vede il Figlio, il Verbo eterno di Dio, e lo indica già come il Salvatore. Sente il Padre, che nessuno riesce a vedere, testimoniare e attestare che quello è davvero suo Figlio (Gv 5,36-37). Percepisce poi la presenza dello Spirito che si posa sulla superficie dell’acqua, madre di ogni vita (Gen 1,2). È lo Spirito che è sceso su Maria, generando in lei la vita umana e divina (Lc 1,35). È lo Spirito che scenderà un giorno sugli apostoli perché fecondino la terra e le diano vita eterna(At 2,4). E, pur avendo avuto un altro battesimo, altrimenti efficace (Mc 10,39), anche noi siamo stati battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). E, secondo la promessa, la Santa e Divina Trinità pone in noi la sua dimora (Gv 14,23). Essa trasforma la nostra vita, affidandola a Dio e attirandoci verso di lui con la forza di attrazione della risurrezione.

Sabato Ottava Di Natale Anno A

Sabato Ottava Di Natale Anno A Una luce è sorta. Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 4,12-17.23-25)

In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La nostra esistenza cristiana assomiglia un po’ alla Galilea dei tempi di Gesù, una specie di crocevia di pagani. I pagani che ci circondano ma anche il pagano che sonnecchia in ognuno di noi. Coloro che negano il Verbo di Dio fatto carne e colui che agisce come se Cristo non fosse venuto.
Ascoltiamo Gesù dire dopo Giovanni il precursore: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Convertirsi, uscire dalle proprie abitudini, dalle opinioni correnti, per discernere i segni del regno già presente e che viene. Apriamo le finestre del nostro cuore per lasciare entrare la luce di Dio.
La grande Epifania è seguita dalle molteplici epifanie della nostra vita, dalle diverse manifestazioni del Signore, che vanno dalla guarigione spirituale al riconoscimento della presenza, in ogni sacramento.
Siamo tra la folla che accorre al lieto messaggio, o rimaniamo sulla riva, indifferenti al suo passaggio?

Venerdì Ottava Di Natale Anno A

Venerdì Ottava Di Natale Anno A Epifania. Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?
Abbiamo visto spuntare la sua stella.
E siamo venuti ad adorarlo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea
, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Una stella ha guidato i Magi fino a Betlemme perché là scoprissero “il re dei Giudei che è nato” e lo adorassero.
Matteo aggiunge nel suo Vangelo: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”.
Il viaggio dall’Oriente, la ricerca, la stella apparsa ai Magi, la vista del Salvatore e la sua adorazione costituiscono le tappe che i popoli e gli individui dovevano percorrere nel loro andare incontro al Salvatore del mondo. La luce e il suo richiamo non sono cose passate, poiché ad esse si richiama la storia della fede di ognuno di noi.
Perché potessero provare la gioia del vedere Cristo, dell’adorarlo e dell’offrirgli i loro doni, i Magi sono passati per situazioni in cui hanno dovuto sempre chiedere, sempre seguire il segno inviato loro da Dio.
La fermezza, la costanza, soprattutto nella fede, è impossibile senza sacrifici, ma è proprio da qui che nasce la gioia indicibile della contemplazione di Dio che si rivela a noi, così come la gioia di dare o di darsi a Dio. “Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia”.
Noi possiamo vedere la stella nella dottrina e nei sacramenti della Chiesa, nei segni dei tempi, nelle parole sagge e nei buoni consigli che, insieme, costituiscono la risposta alle nostre domande sulla salvezza e sul Salvatore.
Rallegriamoci, anche noi, per il fatto che Dio, vegliando sempre, nella sua misericordia, su chi cammina guidato da una stella ci rivela in tanti modi la vera luce, il Cristo, il Re Salvatore.