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Lunedì Della XXXIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Lunedì Della XXXIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Gesù gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».
Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!».

TESTO:-
Lunedì Della XXXIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,35-43)
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico,
un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Lunedì Della XXXIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Chi è questo cieco, accovacciato nell’oscurità della propria vita, ai margini di una folla apparentemente lucida e dal cammino ben rischiarato, ma che impedisce il grido di cuore del non vedente troppo intempestivo?
Sono io, quando ho la coraggiosa ingenuità di interpellare Cristo, lui che giustamente non passa così vicino a me che per farsi fermare, e che non è importunato da nessun grido che viene dal cuore, soprattutto quello della non vedenza.
Io, ancora, quando riconosco che la semplice preghiera, fiduciosa e non affettata, è il collirio che mi restituisce la vista.
Io, infine, quando la mia lode si aggiunge a quella degli umili vedenti.

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

TESTO:-

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,5-19)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

I discepoli ammirano l’architettura del tempio. Gli occhi di Gesù si spingono più in là: egli vede la distruzione di Gerusalemme, i cataclismi naturali, i segni dal cielo, le persecuzioni della Chiesa e l’apparizione di falsi profeti. Sono manifestazioni della decomposizione del vecchio mondo segnato dal peccato e dalle doglie del parto di nuovi cieli e di una terra nuova. In tutte le pressioni e le estorsioni esercitate sulla Chiesa, noi non dovremmo vedere qualche cupa tragedia, perché esse purificano la nostra fede e confortano la nostra speranza. Esse sono altrettante occasioni per testimoniare Cristo. Altrimenti il mondo non conoscerebbe il suo Vangelo né la forza del suo amore. Ma un pericolo più grande incombe su di noi: si tratta dei falsi profeti che si fanno passare per Cristo o che parlano in suo nome. Approfittando delle inquietudini e dei rivolgimenti causati dalla storia, i falsi profeti guadagnano alle loro ideologie, alle loro idee pseudo-scientifiche sul mondo e alle loro pseudo-religioni. La vera venuta di Cristo sarà invece così evidente che nessuno ne dubiterà. Gesù incoraggia i suoi discepoli di ogni tempo a rimanere al suo fianco sino alla fine. Egli trasformerà tutte le infelicità, tutti i fallimenti e persino la morte del martire in risurrezione gloriosa e in adorazionhttp://files.iosonolalucedelmondo.it/200000284-7c7137f5e4/450/35i5g76.gif

Sabato Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Sabato Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti.

TESTO:-

Sabato Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,1-8) In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore.

RIFLESSIONI Sabato Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C Gesù parla di giustizia per consolare e dare speranza ai suoi seguaci della sua materna assistenza. Ci dice che Lui c’è sempre, cammina accanto a noi e non ci lascia soli soprattutto in questo difficilissimo momento storico. La giustizia operata da Dio è l’intervento per ripristinare la verità, per dare ad ognuno quanto merita. Non agisce ingiustamente. Oggi Gesù ci parla della “necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. Pregare sempre è impossibile, ma vuol dire che si prega anche con la propria vita, agendo onestamente e praticando le virtù. La nostra fiducia nel chiedere si fonda sulla certezza dell’infinita bontà di Gesù. Gesù non vuole usare la sua giustizia verso nessuno, vuole invece esercitare misericordia ma quanti rifiutano di osservare i suoi Comandamenti si pongono in una situazione di opposizione al Bene, e compiono scelte di vita che gridano vendetta davanti a Dio. I buoni, i poveri, i giusti che patiscono ingiustizie e si rivolgono con Fede e umiltà a Dio, vengono esauditi, bisogna però avere pazienza.

Venerdì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Venerdì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Come avvenne nei giorni di Noè,
Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.

TESTO:-

Venerdì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C


Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,26-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi». Parola del Signore.

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RIFLESSIONI

Venerdì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Ricordatevi della moglie di Lot
Ci sono momenti della nostra vita nei quali la salvezza nasce solo dalla fuga
. Attardarsi un attimo per contemplare ciò che succede attorno a noi equivale a morte certa. A noi è concesso di salvare solo la vita. Tutto il resto dovrà essere lasciato, abbandonato, dimenticato. La moglie di Lot solo per un attimo si fermò a guardare e divenne una statua di sale. Neanche osservare si può. Si deve solo fuggire, andare via.
Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandato a distruggerli». Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!». Ai suoi generi sembrò che egli volesse scherzare. Quando apparve l’alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città». Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città. Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Ma Lot gli disse: «No, mio signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Ecco quella città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù – non è una piccola cosa? – e così la mia vita sarà salva». Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Soar. Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale (Gen 19,12-26).
Gesù chiede ai suoi ascoltatori di immergersi pienamente in questa verità storica. Dovendo noi lasciare, abbandonare, rinunziare ad ogni cosa, perché non distacchiamo prima il nostro cuore, la nostra mente, i nostri desideri, la nostra volontà? Le rinunce fatte in vita in favore dei fratelli ci procurano una smisurata gioia eterna. Se ci priviamo delle cose perché la morte o la storia ce lo impongono, perdiamo ogni merito e la nostra eternità sarà ben misera, se addirittura non sarà di morte eterna. Noi non sappiamo quando ci dobbiamo distaccare dai beni che possediamo. Questo distacco potrebbe avvenire anche subito, oggi, in questo istante. Perché allora non liberarsi da tutto ciò di cui ci si può liberare così da arricchire per il Cielo? È questa la somma norma, la norma più santa, per gustare bene sia la terra che il Cielo.
Quando questi tempi bui della storia si riversano sull’umanità, chi muore, chi vive, chi resta, chi se ne va? Nessuno lo sa. Sullo stesso luogo l’uno parte e l’altro resta. Nella stessa casa l’uno resta e l’altro parte. Ognuno di noi è obbligato a pensare che il suo tempo è sempre pronto e per questo urge che viva di somma libertà verso le cose.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la più grande libertà.
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Giovedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Giovedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

I farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?».
Il regno di Dio è in mezzo a voi!

TESTO:-

Giovedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C


Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,20-25)
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». Parola del Signore.

Lc 17,2°-25   QUANDO VERRÀ IL REGNO DI DIO

RIFLESSIONI

Giovedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Il Regno di Dio è in mezzo a noi dice il Signore, è impastato col nostro mondo, ne fa parte integrante, ne è intimamente connesso. Ne fa parte, non è altro, non è qualcosa di diverso. Molti, ci ammonisce il Signore, pensano di incontrarlo altrove, negli eventi eclatanti. Non è così. È il nostro sguardo che lo deve riconoscere, è il nostro cuore che è chiamato ad accorgersene. Quante volte pensiamo che la presenza di Dio coincida con qualcosa di fantastico, con qualche evento che scuota e stupisca. Povera la fede che ha bisogno di miracoli per poter crescere! Povera la fede che ha bisogno di conferme per poter andare avanti! Siamo chiamati a cambiare il nostro sguardo per riconoscere il Regno che si realizza in mezzo a noi. Nelle nostre parrocchie, nelle nostre liturgie, nelle nostre iniziative di carità, nella nostra profezia realizziamo il Regno, non altrove. Che bello sapere che la mia comunità è un anticipo e una realizzazione parziale del Regno che è già e non ancora! Che bello iniziare la giornata col desiderio e l’impegno di riconoscere il Regno già presente in mezzo a noi!

Mercoledì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Mercoledì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Portate via di qui queste cose
e non fate della casa del Padre mio un mercato!

TESTO:-

Mercoledì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Mercoledì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Non fate della casa del Padre mio un mercato!
La casa del “Padre mio” oggi è il cristiano. È lui il tempio nel quale Dio abita e dal quale agisce nei cuori, riversando in essi tutto il suo amore. Questa verità è proclamata con fermezza dall’Apostolo Paolo, traendo da esso ogni possibile conseguenza.
Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi (1Cor 3,16-17).
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due – è detto – diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! (1Cor 6,15-20).
Non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente e non credente? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Perciò uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, non toccate nulla d’impuro. E io vi accoglierò e sarò per voi un padre e voi sarete per me figli e figlie, dice il Signore onnipotente. In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio (1Cor 6,14-7,1).
Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito (Ef 2,19-22).
Questo tempio del “Padre mio” non può essere insudiciato, sporcato, macchiato. Oggi per molti cristiani non è solo un mercato, è anche più che una fogna maleodorante. Occorre che Gesù venga e lo purifichi, togliendo da esso vizi, peccati, stoltezza, idolatria, empietà, ogni altra sozzura che lo rende irriconoscibile come tempio di Dio. Il cristiano stesso deve ogni giorno chiedere al Signore questa purificazione profonda. Il mondo intero deve vedere la bellezza di questo tempio, la sua santità, l’alta moralità.
Gesù non solo ha conservato sempre integro e puro il tempio di Dio che era lui stesso. Attraverso il suo olocausto sulla croce da tempio di carne e ossa, lo ha reso tempio di purissima luce, ne ha fatto un tempio tutto spirituale, glorioso, immortale, incorruttibile. Questa trasformazione in luce e in spirito vuole darla anche a noi, a condizione che anche noi come Lui purifichiamo ogni giorno il nostro tempio e lo rendiamo casa splendente di santità, dalla quale il Padre Celeste potrà diffondere tutto il suo amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero tempio santo di Dio.

Martedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

 Martedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite:
Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare

TESTO:-

Martedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C


Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,7-10)
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

 Martedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Nessuno contesterà il fatto che questa parabola descrive con precisione i rapporti fra gli uomini. Persino l’atteggiamento del padrone è giusto, irreprensibile: un servo, infatti, non è tenuto a servire soltanto provvisoriamente, per qualche ora. Non può mettersi al posto del padrone alla fine della giornata di lavoro. La parabola ci convince, la sua logica è stringente. Eppure ci disgusta: ci rifiutiamo di applicarla a noi stessi. Noi che siamo i discepoli ci aspettiamo, segretamente, un piccolo vantaggio, una ricompensa, che superi un po’ il normale. Speriamo in un trattamento di favore, e ci sembra persino di avere per ciò buone ragioni.
La pertinenza dell’esempio non lascia spazio a contraddizione alcuna: è altrove che dobbiamo cercare. Scopriamo che il Signore ci considera come servi inutili. Il nostro ruolo è allora senza importanza? Si potrebbe fare a meno della nostra persona? Ciò ci sembra troppo grave.
Gesù non esige mai dai suoi discepoli qualcosa che egli non abbia compiuto in prima persona. Egli è stato in mezzo agli uomini “come colui che serve” (Lc 22,27). Ha lavato i piedi ai suoi apostoli, per darci l’esempio (cf. Gv 13,15). Ha annunciato Dio umiliandosi e in tal modo esprime in mezzo ai suoi un amore che arriva fino a noi.
Le parole sull’inutilità del servo ci rivelano le intenzioni e le azioni di Gesù stesso. Egli era talmente colmo della volontà del Padre che la sua “schiavitù” non si dava pensiero alcuno riguardo alla sua importanza o alla ricompensa. L’amore è sempre gratuito: non ha altra finalità al di fuori di se stesso. È orientato verso l’altro, è votato all’abnegazione.
Proprio come la predicazione di Gesù non è centrata su se stesso, ma piuttosto sul Padre che è nei cieli e sul suo regno, come ad esempio nel discorso della montagna. Proprio come egli non appare in quei brani del Nuovo Testamento che proclamano l’amore del Padre per il peccatore: ad esempio, nell’episodio del figliol prodigo, in quello del banchetto nuziale o, ancora, in quello della pecorella smarrita. H. U. von Balthasar, a proposito di tali parabole, scrive: “Il figlio se ne va, si fa servo, finisce per scomparire del tutto fra noi e il Padre”.
“In quel giorno chiederete nel mio nome e io non dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama” (Gv 16,26).
Signore, togli dalla nostra anima ogni residuo del nostro io e colmaci del tuo amore.

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

alla risurrezione, di chi sarà moglie?
Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 20,27-38)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe“. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Parola del Signore.

Forma breve:TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 20, 27.34-38)

In quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è risurrezione:
«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Dopo i farisei e gli scribi appaiono nuovi avversari di Gesù: i sadducei. Essi negavano la risurrezione come pura chimera umana e hanno adottato contro Gesù una diversa strategia di lotta. I sadducei temevano che l’affluenza delle folle verso Gesù potesse trasformarsi in agitazione politica che i Romani avrebbero soffocato brutalmente. Perciò miravano a limitare l’influenza di Gesù sulla vita pubblica. A questo scopo, hanno raccontato una storia di loro invenzione sui sette fratelli e la moglie del maggiore fra loro, ripromettendosi così di mettere in ridicolo Gesù e la credenza nella risurrezione. In realtà, la derisione si è rivolta contro gli avversari di Gesù. Egli dimostra infatti che il mondo futuro non è il prolungamento di questo, afferma che la morte sarà vinta e che coloro che risusciteranno avranno parte alla vita di Dio e non saranno più sottomessi alle leggi biologiche di questo mondo. Nel seguito del discorso, fondandosi sull’ Esodo (Es 3,6), libro che i sadducei consideravano sacro, Gesù presenta un argomento biblico sulla vita eterna: “Dio non è Dio dei morti”, e lo sarebbe se Abramo, Isacco e Giacobbe non vivessero più. Ma essi vivono e rendono gloria a Dio. Ciò significa anche che solo chi vive per Dio, vive davvero. Dio invita tutti gli uomini alla sua casa paterna, perché desidera che noi tutti beneficiamo con lui della pienezza della vita nell’immortalità.

Sabato Della XXXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Sabato Della XXXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C 

Nessun servitore può servire due padroni.
Non potete servire Dio e la ricchezza.

TESTO:-

Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,9-15)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». Parola del Signore.

RIFLESSINI

Le prime parole del Vangelo di oggi ricavano una morale dalla parabola dell’amministratore infedele. Gesù ci chiede di usare bene il denaro e la ricchezza. Il termine stesso “mammona”, un calco greco di origine ebraica, è legato all’idea di “fedele”, “contare su”. Il Signore guarda al nostro fine ultimo. Le ricchezze devono essere usate per “le dimore eterne”. Soltanto allora, come Gesù insegna ai discepoli, la speranza che affidiamo all’iniqua ricchezza produrrà come frutti l’eternità e la fedeltà.
Nei versetti che seguono, vediamo Gesù esigere da noi, nel nostro rapporto con le ricchezze nostre e altrui, che ci prepariamo ai beni eterni e che ne diamo una prima prova nel campo propriamente socio-economico. Una dichiarazione davvero stupefacente sulle labbra del Signore, dato che le cose di questo mondo abitualmente non lo interessano. Qui non predica in alcun modo indifferenza verso il creato: esorta piuttosto a essere integri in ogni occasione.
Così, quando il Signore parla delle vere ricchezze, non vuole cancellare la differenza fra quanto appartiene a me e quanto, invece, appartiene a te. I beni altrui non devono in alcun caso essere loro sottratti. La prospettiva escatologica è ricordata non perché nei nostri rapporti con le ricchezze terrene regni in certo qual modo l’arbitrario, ma perché il denaro può avere sull’uomo un potere fascinatorio. E il Vangelo in questo senso si rivela estremamente attuale. Il fascino che esercita il possesso materiale ha al giorno d’oggi una forza raramente raggiunta in passato.
Ciò è probabilmente una conseguenza del nostro sistema economico, in cui alla mano d’opera corrisponde un costo preciso in denaro, e in cui si finisce per dare un valore maggiore alle cose materiali che all’attività e al sapere umano. Soltanto la prudenza ci potrà preservare dal pericolo di una nuova schiavitù. Senza contare che tutte le reti televisive, tutti gli altoparlanti spingono gli uomini a cedere a bisogni sempre nuovi e a cercarne soddisfazione con l’acquisto di beni materiali. Tale mercato stimola costantemente le nostre attitudini materialistiche. Una tendenza che, del resto, è confermata da teorie filosofiche tipo il “Sono ciò che possiedo” di Jean-Paul Sartre.
I beni non vengono più subordinati alla persona. L’uomo che li possiede non è più totalmente libero, ma gli oggetti che egli possiede costituiscono il suo essere stesso.
Non ci si deve allora stupire se anche i “grandi” comincino a vacillare. Fino ai governi occidentali, eletti democraticamente, che sono scossi da scandali e corruzione. Il mondo politico conosce sempre arricchimenti disonesti e repentini. E quando il privato perpetra una frode al fisco, ciò viene da molti considerato al massimo un delitto di gente onesta.
“Non potete servire a Dio e a mammona”. I continui errori dell’uomo moderno, che si ripercuotono su scala mondiale, giustificano pienamente l’avvertimento che il Signore ci dà, senza usare mezzi termini, riguardo il denaro. Perché il denaro è così pericoloso? Perché colui che se lo procaccia con successo si ritrova solo, con se stesso e con tutte le preoccupazioni che il suo denaro gli dà. È preoccupato delle porte che il denaro sembra aprirgli; pensa ad assicurazioni e conti in banca; il suo domani gli si presenta al sicuro da ogni problema. Gli piacerebbe poter dire a se stesso: “Hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia” (Lc 12,19). Ma Dio è ormai per lui un’idea priva di ogni importanza. Tutte le preoccupazioni e le gioie della sua esistenza non tengono più conto di Dio.

Venerdì Della XXXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Venerdì Della XXXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C 

I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari
sono più scaltri dei figli della luce.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,1-8)

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Come vivere questa Parola?
La parabola riferisce il caso di un amministratore incapace che, denunciato, non cerca scusanti e, costretto a pensare al futuro della sua vita, si dà subito da fare per non restare travolto. Per questo, si converte un poco anche all’amore del prossimo, ma perché gli conviene, non per altruismo. E lo mette in atto con mezzi assai discutibili, condonando debiti ingenti, e pure imbrogliando il suo padrone. Il padrone passa sopra alla disonestà del suo dipendente e ne loda invece la scaltrezza. Ed è appunto la scaltrezza o avvedutezza l’insegnamento che Gesù ricava dalla parabola per i discepoli, avvertendo però subito che quella domandata ai figli della luce dovrebbe essere maggiore e soprattutto diversa da quella dei figli di questo mondo, nei rapporti con i loro simili.
Nel momento della crisi, questo amministratore anzitutto dimostra capacità di accettazione della realtà, della nuova situazione prodottasi. Dunque, l’esemplarità di quest’uomo corrotto non sta certo nel suo agire senza scrupoli, ma nel suo discernere realisticamente la situazione critica in cui si viene a trovare e nel saper agire di conseguenza. Anche per Gesù costui è un «figlio di questo mondo» (Lc 16,8). La domanda di Gesù però riguarda i figli della luce: come mai non sanno discernere l’ora, la vicinanza del Regno e mettere in atto prontamente i gesti di conversione che sono essenziali per la salvezza? L’amministratore viene lodato, dunque, per la scaltrezza e l’astuzia. E a questa scaltrezza non applaude soltanto il padrone, ma anche il Signore stesso, quando dice: I figli di questo mondo sono più avveduti dei figli della luce. Quelli sono avveduti nel male più di quanto questi ultimi lo siano nel bene. E chi può dire a quanta scaltrezza e astuzia ricorrano per ingannarsi a vicenda i figli di questo mondo? Ascoltino dunque i figli della luce e arrossiscano di lasciarsi vincere dai figli di questo mondo. Queste cose sono state scritte perché, ascoltandole, diventino più avveduti.
“O Padre, che ci chiami ad amarti e servirti come unico Signore, abbi pietà della nostra condizione umana, salvaci dalla cupidigia delle ricchezze, e fa’ che alzando al cielo mani libere e pure, ti rendiamo gloria con tutta la nostra vita.