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Martedì XIII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Martedì della XIII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 8,23-27)
Salvaci, Signore, siamo perduti!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 8,23-27)

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Due lezioni complementari ci vengono offerte dalle letture bibliche. Da una parte siamo invitati ad ammirare la premura di Dio per salvare Lot, per preservarlo dalla catastrofe che doveva inghiottire Sodoma e Gomorra; dall’altro lato sentiamo, nel Vangelo, l’invito di Gesù alla fede quando i pericoli ci minacciano.
La premura di Dio per salvare Lot è veramente impressionante, e il testo ci insiste molto: “Gli Angeli fecero premura a Lot dicendo: Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed esci per non essere travolto nel castigo della città”. Lot non aveva premura, indugiava, voleva restare nella sua abitazione, nel suo ambiente abituale, voleva aspettare che il pericolo fosse veramente imminente; ma gli Angeli lo prendono per mano, lo fanno uscire, lo conducono fuori della città. E poi insistono ancora: “Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro, non fermarti dentro la valle, fuggi per non essere travolto”. E Lot indugia di nuovo, chiede di non dover andare troppo lontano.
Il Signore ha premura di salvarci. E noi siamo spesso reticenti, svogliati, non ci rendiamo conto dei pericoli; vogliamo rimanere nelle nostre abitudini, siamo attaccati ai nostri beni, alle circostanze ordinarie della nostra vita. Dio ci invita a prendere vie sicure, oneste e noi preferiamo sentieri oscuri, ambigui, non vogliamo rinunciare risolutamente alle situazioni pericolose. Dio è perseverante e insiste. Siamo fortunati ad avere un Padre così premuroso, che vede i pericoli molto meglio di noi e che ci invita ad ascoltarlo, ad andare avanti, per trovare la pienezza della vita.
Nel Vangelo la situazione è diversa. Gli Apostoli sono in mare, sulla barca con Gesù. “Ed ecco scatenarsi dice il Vangelo una tempesta violenta”. Per chi si trova su una barca quando viene una tempesta non ci sono alternative: bisogna affrontare il pericolo, non è possibile fuggire. E soltanto possibile la preghiera; e gli Apostoli ricorrono alla preghiera. Gesù dormiva. accostatosi a lui, lo svegliarono dicendo: “Salvaci, Signore, siamo perduti””. E Gesù, “levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia”.
Però Gesù fa un rimprovero agli Apostoli. La loro preghiera non era animata da una grande fede, ma piuttosto da una grande paura. “Perché avete paura – dice Gesù – uomini di poca fede?”.
Se ci siamo imbarcati con Gesù, non dobbiamo aver paura: non abbiamo niente da temere. L’importante è proprio essere imbarcati con Gesù anche se lui sembra dormire, se è presente siamo sicuri. Questo non vuoi dire che avremo una esistenza tranquilla, al riparo da ogni sofferenza, da ogni prova; ma vuol dire che siamo sicuri dell’aiuto del Signore e della vittoria finale.