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IV Domenica di Pasqua anno A

V

Il Buon Pastore dà la propria vita per le pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 10,11-18)

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il Buon Pastore. Il Buon Pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario -che non è pastore e al quale le pecore non appartengono- vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono Me, così come il Padre conosce Me e Io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle Io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno Me la toglie: Io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Parola del Signore.

RIFETTIAMO

La figura del Buon Pastore tracciata da Gesù è fin troppo rassicurante, è Lui stesso che si identifica in questo ruolo e lo separa nettamente da quello del mercenario. Il Buon Pastore ama le sue pecore, le conosce una per una e non le abbandona in nessuna circostanza. A tal proposito leggiamo in una parabola l’elevato amore di Gesù per una sola pecorella smarrita.

“Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli” (Mt 18,12-1