Giovedì della III settimana di Pasqua Anno A

Giovedì della III settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,44-51)
Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,44-51)
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo». Gv 6, 51
Gesù è il pane vivo, che discende dal cielo e trasmette la vita. Come la manna nel deserto aveva nutrito il popolo d’Israele in marcia verso la Terra Santa, così – e in modo ancora più mirabile – Gesù, che ha la vita stessa del Padre, il Vivente per eccellenza, nutre gli uomini nel loro cammino verso il cielo: è una manifestazione del suo amore, affinché anche noi ci trasformiamo in Lui e ci doniamo ai fratelli e alle sorelle con la nostra gioiosa carità. In questa vita noi ci prepariamo per l’eternità: quindi è necessario nutrirci di un cibo che ci prepari e – in un certo senso – la anticipi e diventi (come diceva sant’Ignazio di Antiochia, Agli Ef. 20,2) “farmaco d’immortalità antidoto contro la morte e cibo per vivere per sempre in Gesù Cristo”.
Gesù, pane vivo disceso dal cielo, nutrici.
Gesù, pane vero che il Padre ci ha dato, nutrici
Gesù, cibo dei redenti, nutrici.
Gesù, viatico di chi muore. Nutrici.
L’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli.

Mercoledì della III settimana di Pasqua Anno A

Mercoledì della III settimana di Pasqua Anno A
SANTI FILIPPO E GIACOMO
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,6-14)
Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,6-14)

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L’annuncio della partenza di Gesù dato durante l’ultima cena (Gv 13,33) provoca la domanda di Pietro: “Signore dove vai?” (Gv 13,36). Dopo aver annunciato il rinnegamento di Pietro, Gesù consola gli apostoli dicendo loro che va a preparare un posto per loro e aggiunge: “Per andare dove vado io, voi conoscete la strada” (Gv 14,4). Queste parole di Gesù hanno un duplice scopo nella mente dell’evangelista. Riportano in primo luogo all’insegnamento di Gesù, e in particolare al comandamento nuovo (Gv 13,34-35) indicando quale sia il cammino da seguire. Ma servono anche a motivare le domande di Tommaso, che provocherà una delle più belle dichiarazioni del Vangelo. In effetti Tommaso chiede: “Signore, noi non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”. Gesù gli risponde: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,5-6). La risposta di Gesù ci rivela ancora una volta e con profondità il mistero della sua persona. Gesù Cristo, il Verbo incarnato, è la via verso il Padre. Una via unica ed esclusiva (“Nessuno va verso il Padre se non per mezzo di me”). Una via personale. Una via che si identifica con lo scopo perché egli è la verità e la vita (san Tommaso d’Aquino).
La dichiarazione di Gesù prosegue: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre” (Gv 14,7). Conoscere Gesù significa conoscere il Padre, Dio amore. Gli apostoli conoscono già il Padre e in qualche modo lo hanno visto nel Figlio, nel suo dono di amore. La domanda di Filippo e la riposta di Gesù (Gv 14,8-10) indicano unità tra il Padre e il Figlio, così stretta che sono parole e opere di salvezza, di amore, di dono di vita. L’opera di Gesù rappresenta la prova migliore di questa unità.
Nei tre versetti seguenti, Gesù fa due magnifiche promesse. In primo luogo promette al credente che compirà opere più grandi ancora delle sue (Gv 14,12) e poi promette di ascoltare sempre la preghiera di colui che la rivolgerà al Padre nel suo nome (Gv 14,13-14).

Martedì della III settimana di Pasqua Anno A

Martedì della III settimana di Pasqua Anno A
Sant’Atanasio
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,30-35)
Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,30-35)

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il Vangelo presenta in modo molto realistico le difficoltà dei testimoni della fede: per questo lo si legge nella festa di sant’Atanasio, quattro volte esiliato, costretto a fuggire e a nascondersi proprio per la sua fede nella divinità di Gesù. Gesù Figlio di Dio non è al nostro livello, ci è infinitamente superiore, in un modo che possiamo appena intravedere nel racconto della trasfigurazione, e accettare nella fede. Ma nella storia della Chiesa sorgono ogni tanto uomini che vogliono ridurre Gesù alla misura umana, alla nostra statura di creature. Così è accaduto ai tempi di sant’Atanasio, con l’eresia di Ario, affermante che Gesù era semplicemente un uomo, grande, santo, adottato da Dio, ma non Figlio di Dio. E molti, anche vescovi, anche imperatori, accettavano questa teoria, perché è più facile, non esige l’adesione ad un mistero ineffabile, incomprensibile.
Atanasio difese questa verità di fede: è un mistero da cui dipende la nostra salvezza, perché se Gesù non è Figlio di Dio, noi non siamo né redenti né salvati, essendo la salvezza opera di Dio. Certo è una esistenza travagliata, una condizione penosa quella del fedele, e in più senza nessuna evidenza di vittoria. E difficile credere che Gesù abbia vinto il mondo quando si subiscono persecuzioni. Ma la vittoria non ci può essere senza lotta, senza essere passati attraverso la passione del Signore. Crediamo nel mistero “totale” di Gesù: il mistero di una morte sfociata nella risurrezione. Un cristiano non può meravigliarsi troppo di essere, come Gesù, perseguitato, perché solo a queste condizioni si giunge alla vittoria della fede.
Che cosa significa “vittoria della fede”? Significa continuare a credere, nelle tribolazioni, che Dio ci ama e ci prova per un maggiore bene.

Lunedì della III settimana di Pasqua Anno A

Lunedì della III settimana di Pasqua Anno A
San Giuseppe Lavoratore
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi

TSTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La reazione della gente di Nazaret a proposito della sapienza di Gesù fa pensare al capitolo del Siracide, che contrappone il lavoro manuale e la legge. La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siracide, mette tutta la sua attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri profondi, cerca le cose importanti e può essere consultato per il buon andamento della città.
La gente di Nazaret si domanda: “Da dove mai viene a costui questa sapienza? Non è il figlio del carpentiere?”, che non ha studiato e non può avere cultura?
È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha insistito varie volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto ai sapienti ed ha criticato gli scribi “che dicono e non fanno”.
D’altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario accogliere la parola di Dio E soltanto se ispirato alla parola di Dio il lavoro vale. “Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre”.
“Tutto quello che fate”, siano lavori materiali, siano discorsi. Il Vangelo inculca il servizio sincero, umile, la disponibilità nella carità, per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, che ha dichiarato di essere venuto a servire.
La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio.
Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai pensieri di Dio.

1 Maggio San Giuseppe Lavoratore

1 Maggio San Giuseppe Lavoratore

SAN GIUSEPPE