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Lunedì Della Settimana Di Natale Anno A

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SANTO STEFANO
Non preoccupatevi di come o di che cosa direte.
Perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato». Parola del Signore.

MEDITIAMO
MEDITIAMO

Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Il cristianesimo non è morale nobile, non è osservanza di una legge altissima, non è difesa di principi non negoziabili, non è obbedienza a dei comandamenti scritti su delle tavole di pietra per attestare la loro immutabilità. Il cristianesimo è in queste cose, ma non è queste cose. Cosa è allora il cristianesimo? O meglio: chi è il cristiano? Cristiano è colui che è chiamato a condividere una vita, anzi più che a condividerla, a renderla presente, a manifestarla possibile in ogni ambito e luogo, in ogni momento storico, in qualsiasi condizione l’uomo si trovi, operi, agisca, si relazioni, abiti, dimori, viva. Questa vita così viene presentata a noi dall’Apostolo Paolo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché, sia che io venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo per loro è segno di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. Perché, riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete che sostengo anche ora. Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. Quindi, miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato. Ma, anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me (Fil 1,27-2,18).
La vita che siamo chiamati a condividere è quella di Gesù Crocifisso. È una vita offerta in olocausto al Padre celeste perché Lui possa farne un sacrificio di redenzione per il mondo. I chiodi e la croce sono come il coltello e la legna che servivano per i sacrifici dell’antica legge. I chiodi del martirio ci fissano al legno così il nostro olocausto è perfetto. È questa la perseveranza: rimanere inchiodati sul legno del sacrificio perché tutto il nostro corpo non sarà consumato. Gesù si lasciò inchiodare sul legno del suo olocausto e solo dopo aver detto: “consummatum est”, si lasciò schiodare.
La condivisione della vita di Gesù deve essere in ogni cosa: nell’obbedienza, nella santità, nella missione, nella verità, nella giustizia, nella pace, nella misericordia, nell’amore, nella croce. Sarà dopo morte condivisione nella gloriosa risurrezione. Una sola vita: sulla terra e nel cielo, la sola vita e la sola morte di Cristo in noi.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci una sola vita con Cristo.

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