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Mercoledì Della XXX Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Mercoledì Della XXX Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Vi sono ultimi che saranno primi,
e vi sono primi che saranno ultimi.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nell’antica Alleanza, gli uomini di Dio Michea (Mi 3,5ss), Geremia (Ger 14,13) o Ezechiele (Ez 13,16) rinunciarono a servirsi di belle immagini per parlare della felicità che ci attende. Continuarono piuttosto ad annunciare il castigo per spingere il popolo alla conversione. I loro avversari, gli annunciatori di una felicità a buon mercato, usavano un linguaggio ben diverso: “Essi curano la ferita del mio popolo, ma solo alla leggera, dicendo: ”Bene! Bene”” (Ger 6,14). Essi hanno tranquillizzato, incoraggiato e illuso la gente. La loro razza non è ancor oggi estinta.
La vita non è forse un fardello troppo pesante per l’uomo d’oggi? Che bisogno c’è che si aggiungano ad appesantirlo ancora di più le esigenze della Bibbia? I principi generali dell’ordine sociale e della pace non implicano forse già da sé doveri e obblighi? Ecco perché i pastori e i predicatori oggi pronunciano sempre di meno il “Fate dunque opere degne della conversione!” di Giovanni Battista. “Peccato” è una parola di cui si fa volentieri a meno nel predicare. Alcuni giungono a chiedersi: “Dobbiamo forse allontanare gli ultimi fedeli, con una pastorale troppo esigente?”.
Gesù si serve di tutt’altro linguaggio nel predicare. La porta della salvezza non è spalancata. Non può essere certo di entrare chi si limita vagamente a fare la volontà di Dio e si accontenta di non praticare l’ingiustizia. Altri prenderanno il suo posto nel regno dei cieli. Lo stesso accadrà per chi, non essendo troppo disponibile all’ascolto, pensa di avere fatto i suoi bravi calcoli e di essersi ben arrangiato per entrarvi: ha fatto i conti senza l’oste.
Gesù si pone senza dubbio sulla stessa linea dei profeti dell’Antico Testamento. Ci ricorda che non dobbiamo dimenticare la santità e il mistero di Dio. Sarebbe per noi fatale pensare di avere Dio per sempre dalla nostra parte in virtù del suo innegabile amore per noi, forse comodo e rassicurante ogni volta che ne abbiamo bisogno. Dio resta un mistero insondabile. E quand’anche ci preoccupasse la questione dell’eterna salvezza di coloro che non hanno conosciuto Gesù o che non l’hanno seguito manifestamente, una risposta a tali speculazioni non può far sì che la Parola di Dio non abbia alcun effetto.
Nessuno può tralasciare quell'”allontanatevi da me” ripetuto anche nella nuova Alleanza.
Contro tutte le tendenze al concetto della “grazia concessa a buon mercato” e contro tutte le tesi della posizione confortevole del cristiano, la parola di san Paolo rimane un punto di riferimento stabile: “Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore” (Fil 2,12).