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Giovedì V settimana di Pasqua Anno A

Giovedì della V settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,9-11)
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,9-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

“Se un uomo e una donna sono davvero marito e moglie – dice un proverbio cinese – allora è dolce anche essere mendicanti. In altre parole, se ci si ama, si può essere felici anche nelle circostanze più difficili.
La gioia è il segno del vero credente, che ama Dio e che resta nell’amore di Cristo. Chiuso e diffidente, il cuore dell’uomo fa fatica ad accettare di essere infinitamente amato da Dio, nonostante i suoi peccati e i suoi rifiuti. Accettare l’amore non meritato di Cristo, accettare il fatto che egli ci ama di un amore eterno, significa provare una gioia senza limiti, quella gioia che si esprime nelle lacrime del pentimento e negli inni di lode e di ringraziamento. Perché questa gioia raggiunga la pienezza, l’anima deve restare nel suo amore, deve sforzarsi di fare sempre la sua volontà, essere pronta a portare la propria croce quotidiana, sopportare l’assenza di ogni altra gioia, anche se legittima e persino l’esperienza orrenda del non riconoscere la presenza di Dio, quella notte dell’anima che precede l’alba della gioia eterna, ora e nel mondo futuro.

Venerdì II settimana del Tempo Ordinario Anno A

 Venerdì della II settimana del Tempo Ordinario Anno A
Gesù chiamò a sé quelli che voleva.
Ne costituì Dodici. Che chiamò apostoli.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,13-19)
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gli Ebrei veneravano la legge, ma pochi la osservavano veramente; anzi il profeta Geremia riferisce questa promessa divina in un tempo in cui, per le gravi violazioni della legge, Dio ha castigato duramente il suo popolo: il tempio è distrutto, il popolo esiliato.
Ma quando tutto sembra venuto meno, Dio crea cose nuove, più belle delle antiche. Così fa anche ora:
“Porrò le mie leggi nelle loro menti e le imprimerò nei loro cuori”. Vale a dire che gli uomini saranno intimamente d’accordo con Dio, ameranno la sua volontà, avranno desiderio di compierla, avranno anzi la stessa volontà e gli stessi desideri di Dio. “Nessuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello dicendo: Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno”: sarà una conoscenza personale, intima, non imposta da un insegnamento, ma detta nel cuore. È l’alleanza istituita da Gesù con il suo sacrificio, è lui stesso che diventa nostra legge nella carità universale. Lo diciamo ad ogni Eucaristia: “Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza“. C’è in più la parola “eterna”, che non si trova nel Vangelo ma si trova nei profeti ed è esatta, perché questa alleanza è definitiva, perfetta; ci unisce definitivamente con Dio e ci unisce tra noi. Questa è la base e la sorgente dell’unità.
Nel Vangelo odierno troviamo l’altra condizione dell’unità: l’elezione dei Dodici, l’istituzione che esprime la pluralità nell’unità, alla quale si deve aderire per essere uniti a Dio. Tutte le divisioni nella Chiesa sono dovute alla mancanza di fede e di adesione all’autorità; ma se vogliamo vivere davvero nell’unità dobbiamo avere un amore speciale per chi nella Chiesa è posto in autorità. Sono uomini deboli, imperfetti, ma costituiti da Cristo per conservare l’unità e per questo dobbiamo circondarli di affetto, di comprensione: Cristo Gesù è con loro! Chiediamo al Signore, per noi e per tutti gli uomini, la grazia di vivere uniti a lui, nel suo amore, osservando la legge che egli ci ha messo nel cuore e aderendo con fede all’autorità da lui costituita, affinché formiamo tutti un unico corpo.

Giovedì Della XVIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C

La gente chi dice che io sia? Ma voi chi dite che Io sia?
Rispose Simon Pietro:
Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-23)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che Io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei Cieli. E Io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei Cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei Cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che Egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro Lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma Egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Parola del Signore.

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RIFLESSIONE

In terra pagana: fondazione della Chiesa di Gesù. Il punto culminante del vangelo è raggiunto. Gesù si trova nel nord della Galilea, in terra pagana, respinto dal suo popolo. I discepoli sono con lui. Egli rivolge loro la domanda decisiva. Il risultato dell’attività di Gesù in Galilea viene riassunto nella professione del Messia, fatta da Simone Pietro a nome dei discepoli, che contrasta con l’opinione del popolo. Egli separa il popolo e i discepoli. Simone Pietro, in nome dei dodici, fa questa dichiarazione: «Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente».

Pietro e la pietra

Non dobbiamo meravigliarci della scelta di Gesù. Egli sceglie Pietro e lo costituisce fondamento visibile della Sua Chiesa: chi può mettere in discussione la sua decisione? Chi può avere l’arroganza di dirgli: Che cosa stai facendo? Le decisioni di Dio, infatti, vanno accolte semplicemente, umilmente, gioiosamente: è l’unica risposta intelligente davanti ad una chiara Volontà di Dio. Non esiste e non può esistere la Chiesa di Cristo se essa non viene costruita costantemente sulla roccia scelta da Lui: Pietro e il successore di Pietro, che è il Papa. La fede ci dà la certezza che su questa pietra umanamente debole e fragile, Cristo, con la Sua onnipotenza, costruisce la Sua Chiesa. Fidiamoci di Dio e non resteremo delusi in eterno!

E voi chi dite che io sia?

Nel 1955 andò in scena al Piccolo Teatro di Milano il dramma Processo a Gesù di Diego Fabbri: l’opera, in breve tempo, fece il giro di tutti i teatri del mondo. L’autore immagina una troupe di ebrei che, dopo la seconda guerra mondiale, si sposta di città in città per rifare davanti al pubblico il processo a Gesù, al fine di verificare se Egli fu condannato giustamente o ingiustamente. A un certo punto la separazione tra pubblico e attori sembra cadere e tutto diventa un unico palcoscenico: il coinvolgimento è totale e veramente emozionante. Vengono ascoltati i testimoni di allora (Pilato, Caifa, Giuda, gli Apostoli) e anche questa volta la sentenza si preannuncia di condanna nei confronti di Gesù. E l’argomento principale della condanna è che nulla è cambiato con la Sua venuta: tutto continua come prima e, pertanto, Egli, secondo il Presidente del Tribunale, non può essere stato il Figlio di Dio.
Il Presidente, in conclusione, rivolto al pubblico dice: «Pronunceremo la sentenza, ma vorrei chiedere prima a voi cristiani qui presenti, chi era, chi è per voi Gesù di Nazareth». È a questo punto che tutto cambia. Si alza, infatti, un sacerdote che era lì in incognito; si alza un giovane fuggito di casa; si presenta una prostituta trascinata in teatro dal suo amante intellettuale; chiede la parola la donna delle pulizie del teatro: coraggiosamente ognuno grida chi è Gesù nel segreto della propria vita, affermando decisamente di non poter fare a meno di Lui. A questo punto appare chiaro che non è affatto vero che tutto è rimasto come era prima della venuta di Gesù: tante cose sono cambiate! Il Presidente del Tribunale, allora, conclude: «Perché non lo gridate forte, dovunque e sempre, quello che avete detto stasera? Tutti dovreste gridarlo! Tutti! Tutti! Perché altrimenti si ripete anche per voi quello che accadde per noi allora: di rinnegare, di condannare, di crocifiggere Gesù».

LA PAROLA PER ME OGGI

Gridiamo a tutti ciò che sappiamo di Gesù; diciamo a tutti che è Lui la nostra pace, la nostra via, la nostra vita: la Verità! Che cosa stupenda sarebbe se tutti i cristiani ritrovassero il coraggio di gridare: Gesù è il Signore! Gesù è l’unico Salvatore del mondo! Ieri, oggi e sempre!

LA PAROLA SI FA PREGHIERA

Gesù di Nazareth tu sei veramente quel Messia che noi aspettavamo, Tu solo alimenti e sostieni tutte le speranze del mondo. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!