Martedì XXIII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Martedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,12-19)
Tutti cercavano di toccarlo,
perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,12-19)

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici
Nell’Antica Alleanza era il Signore Dio che sceglieva coloro che avrebbero dovuto portare a compimento l’opera della sua salvezza. Abramo, Mosè, Giosuè, tutti i profeti sono scelti dal Signore. Anche il primo sacerdote fu scelto dal Signore, come il primo e il secondo re. Poi sacerdozio e regalità entrarono nella legge della discendenza. Nulla è più pericoloso di questa legge. Un sacerdote inetto o un re incapace è la rovina di tutto il suo popolo. Il regno di Israele si divise per sempre a causa della stoltezza di Salomone. Divenne idolatra per l’insipienza di Geroboamo. Spesso i sacerdoti erano a servizio della corte e non più del popolo del Signore. Fu la catastrofe. Il Signore conservò il suo governo solo per mezzo dei profeti che sono tutti per chiamata diretta, senza alcuna successione o dinastia. Solo Elia chiamò al suo servizio Eliseo, ma per indicazione diretta del Signore. Ogni altro è per pura scelta divina.
Con Gesù vi sono due sostanziali cambiamenti. Si sottrae il sacerdozio alla discendenza. Nessuno è sacerdote perché figlio di sacerdote. Si è sacerdoti per vocazione. La vocazione, pur essendo per mozione interiore dello Spirito, è sottoposta al discernimento e all’accoglienza di chi nella Chiesa esercita il ministero della presidenza, cioè del Vescovo. È lui che deve discernere i carismi e anche la vocazione al ministero ordinato. Certo vi sono molti pericoli, a causa dell’umanità di chi presiede, che non sempre si lascia governare dallo Spirito del Signore. È anche verità che sempre vigila perché alcune condizioni vengano osservate. È anche verità che essa può anche rimuovere dal ministero se la persona si rende indegna del suo esercizio.
Anche nel sacerdozio la Chiesa ha l’obbligo di generarsi. Come Gesù ha chiamato i dodici, anch’essa deve chiamare alcuni dei suoi figli, mossa dallo Spirito Santo e in perenne preghiera perché da Lui riceva ogni luce, perché diventino amministratori dei divini misteri nel sacerdozio ordinato. Se la Chiesa viene meno in questo suo obbligo, essa stessa muore, perché la Chiesa vive di sacerdozio. Il sacerdote è il “generatore” della sua vita. Senza il sacerdote, la sua vita non si rigenera ed essa muore. Infatti dove non vi sono amministratori dei divini misteri, non vi è neanche il popolo di Dio. Manca colui che dona unità alla moltitudine dei credenti. Come il prete fa la Chiesa, così fa anche il popolo di Dio. Il prete fa anche l’Eucaristia perché il popolo si nutra del suo Dio e diventi forte per compiere ogni obbedienza alla Legge del suo Signore.
Poiché l’amministratore dei divini misteri è Cristo che deve amministrare, Lui donare, Lui far conoscere, Lui insegnare, Lui predicare, ma non per conoscenza appresa su qualche libro, scritta da altri. Questa conoscenza è sterile, inutile, spesso anche artefatta, inventata. La sua conoscenza di Cristo deve essere per assimilazione, per conformazione a Lui, divenendo con Lui una cosa sola, allo stesso modo che Cristo e il Padre sono una cosa sola. Nel presbitero deve vivere Cristo. Cristo operare. Cristo agire. Cristo insegnare e ammaestrare. È come se il presbitero fosse Cristo che parla di Cristo, Cristo che vive da Cristo, Cristo che si fa eucaristia vivente per tutto il gregge del Signore. Ma deve essere anche Cristo che chiama ogni giorno alla sequela nel ministero sacerdotale, perché la ricchezza, la verità, la santità della sua missione di salvezza e redenzione mai venga meno. Sarebbe più che l’oscuramento del sole.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci amministratori di Cristo.

Lunedì XXIII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Lunedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,6-11)
Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,6-11)

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La disputa sul sabato giunge al suo apice di incomprensione e di violenza.
I farisei e gli scribi sbroccano, sono fuori di sé, danno di matto quando Gesù li mette al muro. Non è certo venuto per trasgredire le norme, anche se sa ben distinguere cosa viene da Dio e cosa viene dagli uomini, i famosi numerosi precetti orali che il pio israelita era tenuto ad osservare. E certamente non vuole mettere in discussione una delle intuizioni più originali del popolo di Israele, quella del sabato come momento di memoria della libertà e della dignità dell’essere umano! Ma il messaggio che Gesù porta avanti è potente: Dio non ha gravato i credenti con norme assurde fatte per manifestare la propria divina autorità ma per renderli liberi! Sia chiaro: all’epoca molti rabbini, esattamente come fa Gesù, anteponevano il bene della persona al rispetto del sabato! Gesù plasticamente rimette in ordine la corretta interpretazione della norma ponendo nel mezzo l’uomo dalla mano inaridita. È l’uomo ad essere al centro, non l’osservanza di una pur giusta regola! Dio ha donato agli uomini le regole perché essi siano più liberi!

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,15-20)
Dove sono due o tre riuniti nel mio nome,
lì sono io in mezzo a loro.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore

RIFLESSIONI

In questa pagina del Vangelo di Matteo vengono riferiti alcuni “loghia”, ossia alcune parole o sentenze, così come furono autenticamente pronunciate da Gesù. Esse sono poste all’interno del discorso elaborato da Matteo sul modo di comportarsi dei cristiani in seno alla comunità. Per comprenderlo, questo discorso deve essere collegato alla frase conclusiva della sezione precedente, in cui si afferma: “Dio non vuole che neppure uno di questi piccoli si perda”.

È un monito a chi dirige la comunità, di non escludere nessuno, senza prima aver tentato ogni mezzo per correggerlo dal suo errore o dal suo peccato. Niente, infatti, è più delicato della correzione fraterna. La regola data da Cristo per la vita e la conduzione della comunità è quella di tenere presente la gradualità del procedere. Ognuno deve lasciarsi guidare dalla preoccupazione di salvaguardare, con ogni cura, la dignità della persona del fratello.
Il primato è dato, perciò, alla comunione. Deve essere salvata ad ogni costo, perché la comunione è tale solo se mette in opera ogni tentativo atto a convertire il peccatore.
Se il fratello persiste nell’errore, non sarà il giudizio della comunità in quanto tale a condannarlo, bensì il fatto che lui stesso si autoesclude dall’assemblea dei credenti. Così avviene nella scomunica pronunciata dalla Chiesa; essa non fa altro che constatare una separazione già avvenuta nel cuore e nel comportamento di un cristiano.

Sabato XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Sabato della XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,1-5)
Il Figlio dell’uomo è signore del sabato.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,1-5)

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Cristo, che era sin dall’inizio Signore di tutto il creato, si mostra consapevole, nel Vangelo di oggi, di essere Signore del sabato, il che significa la sua uguaglianza con Dio, perché è Dio ad aver stabilito la legge del sabato, come riferisce il racconto della Genesi.
Questa uguaglianza viene affermata più esplicitamente nel quarto Vangelo, quando Gesù, criticato da certi Giudei perché aveva guarito un paralitico in giorno di sabato, rispose loro: “11 Padre mio opera sempre e anch’io opero”. L’evangelista fa allora questo commento: “Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo”, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Orbene, Gesù, Signore di tutto, ha accettato la sorte degli schiavi, anzi il supplizio riservato agli schiavi ribelli, il supplizio della croce. L’ha accettato per portare a termine l’opera d’amore affidatagli dal Padre, liberandoci completamente dal male.
Paolo esprime questo mistero di amore e ne fa l’applicazione ai Colossesi, dicendo: “Anche voi un tempo eravate stranieri e nemici, con la mente intenta alle opere cattive che facevate, ma ora Dio vi ha riconciliati per mezzo della morte del corpo di carne di Cristo, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto”. Tutti eravamo nemici, perché tutti soggetti al peccato e Dio, per mezzo di Cristo, ha operato la riconciliazione.
Osserviamo che è uno strano modo di concepire la riconciliazione, nel senso che, di solito, a cercare la riconciliazione deve essere la persona che ha recato offesa, non chi è stato offeso. Invece, nel caso della salvezza, è Dio ad aver cercato la riconciliazione e ad averla attuata. Si tratta di una generosità stupenda. Nella lettera ai Romani Paolo esprime il suo stupore e la sua ammirazione davanti a questo modo di agire di Dio:
“Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito… Dio dimostra il suo amore verso di noi perché mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi”. E continua: “Quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo”. E si meraviglia, riflettendo: “A stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene, ma Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi”.
L’ambizione di Dio per noi è molto alta: ci vuole “santi, immacolati, irreprensibili”. Questa ambizione è l’espressione del suo amore paterno, ed egli l’ha resa ormai realizzabile. Non è un sogno irraggiungibile diventare santi, immacolati, irreprensibili al cospetto di Dio, ma una possibilità che ci è sempre offerta, perché la morte di Gesù, il suo amore ci ottiene tutte le grazie necessarie per vivere anche noi in questa generosità che viene dal Padre, che passa attraverso il cuore di Gesù e ci raggiunge nei sacramenti.
La condizione viene espressa da san Paolo: occorre restare “fondati e fermi nella fede”, cioè aderire a Cristo mediante la fede, essere in questo modo collegati alla corrente di amore che viene da Dio e passa attraverso Cristo. Chi è saldo nella fede riceve la grazia e diventa santo.
San Paolo diceva: “Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. Ciascuno di noi dovrebbe poter proclamare questa stessa frase. Credere in Cristo vuol dire credere nel suo amore, credere nel Figlio di Dio che mi ha amato al punto da dare la propria vita per me. Cristo è veramente degno di fede, perché ci ha tanto amati. Contemplandolo sulla croce rinnoviamo la nostra fede nel suo amore e cosi cammineremo sulla via della santità.

Venerdì XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Nativita’ Della Beata Vergine Maria
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-16.18-23)
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria,
dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-16.18-23)

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del Signore.

Forma breve

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,18-23)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La liturgia ci fa chiedere a Dio che la festa della natività della Madonna ci faccia crescere nella pace. Ed è effettivamente una festa che deve aumentare la pace in noi, perché ci parla dell’amore di Dio verso di noi.
La nascita di Maria è il segno che Dio ha preparato per noi la salvezza: per questo ha preparato il corpo e l’anima della madre di Gesù, che è anche madre nostra.
San Paolo nella lettera ai Romani scrive: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo” (8,29). Questo è particolarmente vero per la Vergine santa, predestinata ad essere conforme all’immagine del Figlio di Dio e figlio suo. E Dio ha predisposto tutte le cose secondo questa intenzione: “Sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”, troviamo poco prima nella stessa lettera.
Dio ha preparato tutte le generazioni umane in vista della nascita di Maria, in vista della nascita di Gesù, e insieme ha agito con mezzi soprannaturali.
E nel Vangelo di oggi si può dire che appaiono sia la parte naturale che quella soprannaturale, l’una e l’altra necessarie per la nascita di Maria.
Questa lunga serie di generazioni, così monotone alla lettura, è in realtà come la sintesi di una storia vivente, spesso anche di peccatori, che è stata condotta da Dio verso la nascita di Maria e di Gesù.
Alla fine però il disegno di Dio si è realizzato con mezzi straordinari, sconcertanti: Giuseppe non capisce ciò che succede, perché avviene per opera dello Spirito Santo. Non bastano dunque le generazioni umane che si succedono nel tempo per il compimento del progetto di Dio: è necessario l’intervento dello Spirito Santo.
Tutto dunque ci parla dell’amore di Dio: amore di Dio creatore, amore di Dio salvatore.
Oggi dobbiamo, più di sempre, dire a Dio la nostra riconoscenza, la nostra gioia perché egli ha amato Maria e ci ha amati.

8 settembre nascita della Madonna

Oggi 8 settembre festeggiamo la nascita
della nostra Mamma Celeste
.
Viviamola nella gioia, nella pace, nella fiducia, nel filiale abbandono e nella preghiera

LE GIOVANI RONDINELLE SI PREPARANO A PARTIRE, PER I PAESI CALDI.

LA TERRA, ORMAI, ARSA E BRULLA SI PREPARA PER UNA NUOVA PRIMAVERA.

TUTTO L’UNIVERSO, SEMBRA RALLENTARE LA SUA CORSA

((…L’ETERNO PADRE…))

NEL SUO BENEPLACITO, PENSA ALLE SUE CREATURE

((…IL SIGNORE…))

DALL’ALTO DEI CIELI, PONE LO SGUARDO,

SU UNA FAMIGLIA A LUI FEDELE DALLA QUALE NASCE UNA FANCIULLA:

((…MARIA…))

L’8 SETTEMBRE ((…NATIVITA’ DELLA MADONNA…))

Una bambina speciale è nata tra noi. Cresce come l’aurora, e illumina il mondo intero, immerso nelle tenebre e nell’ombra della morte.

Su di Lei spera il cielo e la terra. Da Lei a suo tempo

((…NASCERA’ IL MESSIA…))

Salve Maria Bambina, Vergine Madre del Figlio ora, la Tua giovane vita riposa nella culla,

un giorno, ti sollevai in piedi sotto la croce nel profondo del Tuo dolore.

Oh mio Dio, Santo e Trino,

io amo meditare la Tua esistenza come amo cantare la TUA bambina Maria Benedetta,

che è Tua figlia ed anche TUA pura Sposa e Madre di TUO Figlio.

Maria nacque a Nazareth da devoti genitori di nome Gioacchino ed Anna. Gioacchino della stirpe di Davide (Lc. 1,32) ed Anna della stirpe di Aronne (Lc. 1,5;1,36) pur essendo piccoli proprietari erano di modeste condizioni economiche, tuttavia, erano ricchi in santità e virtù.

Maria Bambina fu offerta al tempio per l’educazione e il culto, venne allogiata in edifici adiacenti al tempio, dove vivevano donne addette alla cura degli arredi (Es. 38,8) e alla preghiera (Lc. 2,36).

Il tronco di Jesse ha prodotto un ramo, e il ramo un fiore

e su questo fiore si è posato lo

Spirito Divino

La Vergine Madre di Dio è il ramo, e suo figlio il fiore

e su questo fiore si è posato lo

Spirito Divino

La nascita della nuova Eva

Rallegrati, padre Adamo, ma soprattutto tu, o madre Eva, esulta. Voi che foste i progenitori di tutti gli uomini, ma ne foste pure uccisori, e, cosa più triste, prima uccisori che progenitori. Consolatevi entrambi per questa figlia, e per tale figlia; ma Eva maggiormente, che fu la prima causa del male, e ne trasfuse l’obbrobrio in tutte le donne. Sta per venire il tempo in cui tale obbrobrio sarà tolto, e l’uomo non avrà più motivo di lamentarsi della donna; cercando infatti, imprudentemente di scusare se stesso, non aveva esitato ad accusarla crudelmente dicendo: “la donna che hai dato, mi ha offerto di quel frutto, e io ne ho mangiato” (Gen 3,12). Perciò corri, o Eva, da Maria, corri, madre dalla figlia; risponda la figlia per la madre, essa tolga la vergogna della madre, essa sia soddisfazione al padre per la madre, perchè ecco, se l’uomo è caduto per causa della donna, d’ora in poi, non si rialzerà se non per merito di una donna.
Che cosa dicevi Adamo? La donna che mi hai dato, mi ha offerto di quel frutto, e io ne ho mangiato. Sono queste parole piene di malizia che aumentano, più che togliere, la colpa. Tuttavia la Sapienza vinse la malizia quando Dio trovò nel tesoro inesauribile della sua pietà quell’occasione di perdono che aveva inutilmente tentato di far nascere te quando ti interrogò. Ecco, ti viene data una donna in cambio di un’altra donna, una donna prudente invece di quella sciocca, umile, al posto di quella superba, la quale ti porge, in cambio del frutto della morte, il sapore della vita, e invece dell’amarezza di un cibo velenoso ti procura la dolcezza di un frutto. Cambia pertanto le tue parole di scusa iniqua in parole di ringraziamento, dicendo: “Signore, la donna che mi hai dato mi ha offerto il frutto della vita, e io ne ho mangiato, e divenne nella mia bocca più dolce del miele, perchè per esso mi hai ridato la vita”. Ecco, per questo fu mandato l’Angelo alla Vergine.

O Vergine mirabile e degnissima di ogni onore! o donna sopra ogni altra veneranda e meravigliosa, che ha riparato il male dei progenitori e ridato la vita ai loro discendenti!

S. Bernardo (1091-1153): lodi della Vergine Maria – omelia 2

Giovedì XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Giovedì della XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 5,1-11)
Sulla tua parola getterò le reti.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 5,1-11)

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Per san Pietro l’episodio della pesca miracolosa segnò un nuovo inizio, dopo il suo primo incontro con Gesù. “Gesù gli disse: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini””.
Ogni nuovo giorno per un cristiano è un nuovo inizio: dobbiamo sempre essere a disposizione del Signore e ogni giorno cominciare con la sua parola. Tutti i giorni sembrano uguali; in realtà, nella ripetitività delle occupazioni c’è sempre la novità della parola di Dio che ci dà una piccola luce per quella giornata, che ci dà la forza e la fiducia che, appoggiati ad essa, il nostro giorno sarà fruttuoso per noi e, misteriosamente, per tutto il mondo. Gli Apostoli sulla parola di Gesù gettarono di nuovo le reti, “e presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano”.
Viviamo ogni giorno così, lasciando che il nostro lavoro sia reso spiritualmente fecondo dalla potenza della parola del Signore. Non sempre ne vedremo i frutti, è vero, ma la fede ci rende certi che in lui nulla va perduto.
“Portate frutto in ogni opera buona ci esorta san Paolo nella prima lettura rafforzandovi con ogni energia secondo la gloriosa potenza di Dio, per poter essere forti e pazienti in tutto; ringraziando con gioia il Padre”. Nei tratti semplici della vita quotidiana, sotto le ordinarie apparenze della vita di ogni uomo, opera sempre “la gloriosa potenza di Dio”; per questo bisogna essere attenti e vigilanti a non lasciarla operare invano, per esserne testimoni nella nostra condotta.

Mercoledì XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,38-44)
È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio
anche alle altre città.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,38-44)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

All’inizio di questa ventiduesima settimana abbiamo visto come Gesù a Nazaret abbia resistito alla tendenza possessiva dei suoi compaesani, costringendoli ad accettare di non essere i destinatari privilegiati del suo ministero e dei suoi miracoli. Chi vuol impossessarsi di Gesù egoisticamente, per proprio profitto e godimento non lo riceve affatto, perché l’unione con lui non è possibile se non nell’amore generoso, nell’apertura di cuore. Nel Vangelo di oggi lo stesso orientamento viene confermato, la stessa lezione ci viene data, questa volta a Cafarnao, città dove Gesù si era recato dopo la sua visita a Nazaret. Lì, dopo aver insegnato con autorità nella sinagoga, andò nella casa di Simon Pietro. “La suocera di Simon Pietro era in preda ad una grande febbre. Lo pregarono quindi per lei”, con grande fiducia nell’efficacia della sua parola. Effettivamente Gesù, “chinatosi sull’ammalata, intimò alla febbre e la febbre la lasciò”. Ne risultò che a questa notizia “tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui”. Con una bontà straordinaria Gesù ebbe cura di ciascuno di loro:
“Imponendo su ciascuno le mani, li curava”. Come è significativa questa attenzione personale di Gesù per ciascuno! Egli dirà più tardi: “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”; il buon pastore “chiama le sue pecore per nome”, le conosce una per una.
Occuparsi personalmente di ogni singola persona è certamente una grande fatica. Gesù l’affrontava generosamente. Si capisce quindi facilmente che quando, il giorno seguente, egli andò altrove, “le folle lo cercarono e, raggiuntolo, lo volevano trattenere perché non se ne andasse via da loro”. Gesù aveva suscitato la gratitudine, la stima, l’ammirazione. ~ suo ministero aveva ottenuto pieno successo. La reazione naturale sarebbe di approfittarne, cedendo al desiderio della gente. Gesù invece non cede, non accetta di fermarsi a Cafarnao.
Dichiara: “Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche nelle altre città”. Con questa risposta corre il rischio di deludere la gente; però egli è consapevole di avere una missione più ampia. Non è venuto per cercare il proprio successo, bensì per fare la volontà del Padre, che l’ha mandato in cerca delle pecore smarrite, dovunque si trovino.
Con questo atteggiamento dinamico Gesù rivela al mondo la stupenda generosità di Dio. L’amore divino è sconfinato, non accetta limiti, cerca di salvare tutti, va incontro anche ai propri nemici, per proporre la riconciliazione e l’unione.
A questo proposito possiamo osservare una grande differenza tra il ministero di Gesù e quello di Giovanni Battista. La vocazione del Battista, infatti, non fu di andare in cerca della gente. Egli si mise a predicare non in una città, ma in un luogo disabitato. Non andava verso la gente; era la gente a venire da lui. Gesù invece prese ad annunziare il regno di Dio dove stava la gente; si muoveva, “andava predicando nelle sinagoghe della Giudea”. Anche san Matteo dice: “Percorreva tutte le città e i villaggi, predicando il Vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità” (Mt 9,35). Così Gesù mise in moto “la missione”: è stato il primo missionario. Risorto, estese questa missione al mondo intero. Agli undici Apostoli disse: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28, 19); “Andate il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15). Apparve poi a Paolo sulla strada di Damasco per fare di lui l'”Apostolo delle nazioni” (Rm 11,13; cfr.At9, 15;22, 15;26, 1718). Nella lettura di (Col 1, 6) vediamo che Paolo si rallegra della diffusione del Vangelo che “in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa”.
Il dinamismo straordinario della missione cristiana parte, lo dobbiamo capire, da una esigenza dell’amore. Gesù ci ha rivelato, a parole e ancor più con i fatti, che il vero amore è universale. Se vogliamo essere uniti a lui nell’amore, dobbiamo aprire sempre più il nostro cuore.

Martedì XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Martedì della XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,31-37)
Io so chi tu sei: il santo di Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,31-37)

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Quando Gesù parlava, la gente era colpita dall’autorevolezza della sua parola. Egli non si riferiva alla tradizione degli scribi, ma “parlava con autorità”: lo dicono e lo dimostrano tutti gli evangelisti.
Era la grande novità. In Israele il modo normale di insegnare era di riferirsi sempre all’insegnamento dei predecessori, alla tradizione. Lo vediamo ancora oggi in tutti i documenti della tradizione giudaica: si riferisce quello che diceva rabbi Gamaliel, rabbi Achiba, o tanti altri… Gesù invece parlava senza cercare appoggio sull’autorità di nessuno: aveva la sua autorità personale e questo bastava.
il Vangelo di oggi ci mostra che questa autorità era poi confermata dalla efficacia della sua parola. Sono infatti due cose diverse, parlare con autorità e avere un discorso efficace. L’efficacia della parola di Gesù viene dimostrata dal suo intervento per scacciare un demonio. Egli intima al demonio di tacere e di uscire dalla persona di cui si è impadronito; e il demonio non può fare altro che obbedire: “I’ demonio uscì da lui senza fargli alcun male”. “Tutti furono presi da paura”, la paura che prende un uomo quando vede una manifestazione divina, “e si dicevano l’un l’altro: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi?””. La parola di Gesù non è soltanto autorevole, ma è efficace. Lo sappiamo, lo crediamo e questo è il fondamento della nostra sicurezza.
San Paolo nella prima lettura dice: “Voi, fratelli, non siete nelle tenebre… Voi siete figli della luce, figli del giorno”. Siamo figli della luce grazie alla parola di Gesù, figli del giorno grazie all’efficacia di questa parola. Nei sacramenti della Chiesa la parola di Cristo ci raggiunge; non raggiunge soltanto le nostre orecchie, ma il nostro cuore, la nostra coscienza; ci purifica fino in fondo; fa di noi i figli della luce, e così siamo nella sicurezza, non ci troviamo nel pericolo di essere sorpresi. Qualsiasi tribolazione venga, siamo attrezzati per trasformare le difficoltà in occasione di progresso, di vittoria.
Quelli che sono attaccati ai beni terreni si trovano sempre nell’insicurezza; chi invece segue Cristo e accoglie la sua parola ha in se stesso la forza tranquilla che permette di superare ogni ostacolo.
“Dio dice Paolo non ci ha destinati alla sua collera, ma all’acquisto della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. Cristo è morto per noi; la sua parola ne ha acquistato tanta più potenza, tanta più efficacia: ormai possiamo essere sempre con lui, vivere con lui e per lui, e trovarci così nella più profonda pace.

Lunedì XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A

Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,16-30)
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha mandato a proclamare l’anno di grazia del Signore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,16-30)

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nel Vangelo di Luca l’episodio della predica di Gesù nella sinagoga di Nazaret ha valore programmatico, perciò è tanto più importante capire con esattezza il suo significato. Spesso viene interpretato in modo erroneo, perché si cerca di imporre al testo di Luca la prospettiva del passo parallelo di Marco e Matteo, mentre l’orientamento di Luca è diverso.
Luca lo vediamo distingue chiaramente due tempi contrastanti in questa visita alla sinagoga di Nazaret. In un primo tempo Gesù legge una profezia di Isaia e la dichiara adempiuta, perché lui stesso sta predicando l’anno di grazia annunziato dall’oracolo profetico. La reazione della gente di Nazaret è quanto mai favorevole: “Tutti gli rendevano testimonianza scrive l’evangelista ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”. In un secondo tempo, però, Gesù riprende a parlare citando l’esempio del profeta Elia e del profeta Eliseo, entrambi autori di miracoli a profitto non di connazionali, bensì di stranieri: la vedova di Sarepta e il siro Naaman il lebbroso. Allora la reazione dei nazaretani si capovolge: “Tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno”, al punto di voler perfino uccidere Gesù, precipitandolo in un precipizio.
Come si spiega questo completo voltafaccia? Per spiegarlo correttamente occorre capire i sentimenti dei compaesani di Gesù. Quando dicono, dopo il suo primo intervento: “Non è il figlio di Giuseppe?” Non lo dicono con un senso di disprezzo, come negli altri sinottici, ma per sottolineare che Gesù, questo nuovo, ammirevole profeta, è un loro compaesano, quindi appartiene a loro. Il loro atteggiamento esprime una tendenza possessiva. Se Gesù ci appartiene, pensano, deve riservare a noi il primo posto nel suo ministero, deve fare per noi i miracoli! Gesù avverte questi loro pensieri e non li accetta, anzi li denuncia: “Di certo voi mi direte: Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui nella tua patria!”. Ma Gesù ribatte: “Nessun profeta è “accoglibile” nella sua patria” (“accoglibile” è la traduzione precisa del termine usato qui da Luca). E Gesù lo spiega con gli esempi di Elia e di Eliseo. Gesù, cioè, si è opposto risolutamente alla tendenza possessiva dei suoi concittadini e ha richiesto loro una grande apertura di cuore, li ha invitati ad accettare che egli si dedicasse al servizio di altra gente, che andasse altrove a compiere i suoi miracoli. Contrastato, l’affetto possessivo si muta in odio violento (tanti drammi passionali si spiegano così; tanto più era forte l’affetto possessivo, tanto più violenta è la reazione contraria).
Lo stesso atteggiamento si ritrova poi negli Atti degli Apostoli da parte dei Giudei che contrastano l’apostolato di Paolo. Lo contrastano perché vedono che ha successo presso i pagani; sono presi da gelosia, e invece di ascoltare il messaggio evangelico perseguitano l’Apostolo.
Se vogliamo essere con Gesù, dobbiamo aprirci alla lezione molto seria di questo Vangelo: per essere con lui è necessario aprire il proprio cuore, non amare neppure Gesù in maniera possessiva, chiedendo per noi stessi le sue grazie, i suoi favori, chiedendo privilegi…
Se vogliamo essere veramente con lui, lo dobbiamo accompagnare quando va verso altra gente e quindi accogliere le grandi intenzioni missionarie della Chiesa. Soltanto così siamo veramente uniti al cuore di Gesù, altrimenti il nostro è un certo egoismo spirituale, che, per quanto spirituale, rimane egoismo, contrario alla carità di Cristo.

SE ASCOLTATE OGGI LA VOCE DEL SIGNORE NON INDURITE I VOSTRI CUORI