Mercoledì XX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Mercoledì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
Gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Non posso fare delle mie cose quello che voglio?
Le regole del regno dei cieli non sono stabilite dall’uomo. A nessun uomo è stato dato questo potere. Esse sono tutte date dal Signore, da Dio e da nessun altro. Non solo vengono dal cielo, ma sono anche immodificabili in eterno. Anche le modalità della loro applicazione nel tempo, lungo il corso dei secoli, deve venire dallo Spirito Santo. Nelle Spirito le regole si conoscono, nello Spirito si insegnano, nello Spirito si applicano. Chi è senza lo Spirito del Signore, nel quale è obbligato a crescere di giorno in giorno, sempre sostituirà la volontà di Dio con la propria e le regole divine con precetti umani. È questo il rimprovero che il Signore rivolge al suo popolo per mezzo di Isaia. Ripreso tutto da Cristo Gesù e rivolto agli scribi e ai farisei che sempre lo contrastavano.
Dice il Signore: «Poiché questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e la venerazione che ha verso di me è un imparaticcio di precetti umani, perciò, eccomi, continuerò a operare meraviglie e prodigi con questo popolo; perirà la sapienza dei suoi sapienti e si eclisserà l’intelligenza dei suoi intelligenti». Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per dissimulare i loro piani, a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo: «Chi ci vede? Chi ci conosce?». Che perversità! Forse che il vasaio è stimato pari alla creta? Un oggetto può dire del suo autore: «Non mi ha fatto lui»? E un vaso può dire del vasaio: «Non capisce»? Certo, ancora un po’ e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele. Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante, saranno eliminati quanti tramano iniquità, quanti con la parola rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e rovinano il giusto per un nulla (Is 29,13-21).
La prima regola del regno dei cieli vuole che in esso si entri per chiamata. Tutta la storia della salvezza da Noè fino a Cristo Gesù è per chiamata. Tutta la vita di Gesù fu una missione per chiamare. Tutta la storia della Chiesa deve trasformarsi in un andare per il mondo a chiamare perché si entri nel regno di Dio. Se la Chiesa non chiama, il regno muore ed essa stessa muore. Essa esiste per chiamare sempre. Chiama, è Chiesa di Cristo Gesù. Non chiama, non è Chiesa di Gesù Signore. La missione è essenza della vita di Cristo, deve essere essenza della vita della Chiesa.
La seconda regola del regno annunzia l’insindacabile azione del Signore nel retribuire coloro che hanno accolto l’invito e sono andati a lavorare nella sua vigna. La volontà di Dio nel dare ministeri, carismi, responsabilità, missioni particolari, retribuzione finale è solo dalla sua eterna sapienza. La mente umana mai potrà entrare in questo mistero.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci le regole del regno.

Martedì XX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Martedì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Beata Vergine Maria Regina
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)
E’ impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Allora, chi può essere salvato?
L’uomo ricco per dei miseri beni effimeri, di un istante, rifiuta il grande bene eterno. Le parole di Gesù sono ritenute dai discepoli senz’appello: In verità io vi dico. Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. Anzi, essi le estendono ad ogni uomo: Allora, chi può essere salvato? La risposta di Gesù è ancora più sorprendente: Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile. Il discorso di Gesù è limpido. Le ricchezze imprigionano il cuore. Se in un primo momento esso è onesto e santo, a poco a poco inizierà a divenire disonesto e malvagio. Nella disonestà e malvagità del cuore non c’è salvezza eterna.
Dalla malvagità e disonestà si può tornare indietro? Ci si può convertire? Ci si può pentire e iniziare una nuova vita? Gesù attesta che si può. Non però con le forze dell’uomo, ma con la potente grazia di Dio. Il Signore però non sempre agisce in modo diretto. Normalmente agisce per via indiretta, attraverso i suoi ministri. Spetta ad essi liberare i cuori dagli affanni della ricchezza, perché si dedichino al servizio di Dio, nella verità, nella giustizia, nella grande carità e se è richiesto, anche nella grande rinunzia. Accanto a Gesù troviamo uomini ricchi e facoltosi. Vi sono donne che assistono il Maestro e i discepoli con i loro beni. Gesù stesso ha convertito Levi e Zaccheo. Lazzaro e le due sorelle, Giuseppe di Arimatea, Nicodemo erano persone non povere.
Il principio teologico che necessariamente va messo in luce esige che si dica che la salvezza è il frutto della grazia di Cristo e della grazia del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Se la Chiesa, come Cristo Gesù, produce grazia, con essa il Padre celeste potrà convertire molti cuori. Se invece essa non produce alcuna grazia, non speri che qualcuno si possa convertire, né ricco e né povero, perché anche la salvezza del povero è il frutto della grazia del Corpo di Cristo che è la sua Chiesa. Allora è giusto che ognuno si chieda: Ma io, parte del Corpo di Cristo, sua Chiesa, cammino di verità in verità, di grazia in grazia, di sapienza in sapienza, divengo ogni giorno più grande fiume di salvezza per i miei fratelli? Se non sono fiume di grazia, nessuno per me si convertirà e l’uomo rimane imprigionato nella sua miseria spirituale, indipendentemente che sia ricco o povero, dotto o non dotto, potente o debole, facoltoso o misero.
Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.
Pietro e gli altri hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Cosa riceveranno loro in cambio? La risposta Gesù l’ha già data nell’invito fatto all’uomo ricco: Avrai un tesoro nei cieli. Raggiungerai la più alta perfezione. Ora il Maestro vi aggiunge altre due ricompense: Nei cieli siederanno su dodici troni a giudicare le tribù di Israele. Saranno messi sopra tutti gli altri. Sulla terra avranno cento volte quanto hanno lasciato”. Nulla mancherà in vita sulla terra e nulla mancherà in gloria nei cieli. Sulla terra la loro vita sarà sopra ogni altra vita. Nei cieli la loro gloria sarà sopra ogni altra gloria. Sono messi in alto, sopra tutti, sulla terra e nei cieli. L’uomo dona il suo niente terreno a Dio, Dio gli dona il suo tutto eterno. Chi guadagna è l’uomo. Riceve il tutto sulla terra e nei cieli.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dono totale a Cristo Gesù.

Lunedì XX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Lunedì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Pio X
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Se vuoi essere perfetto
Vedere la vita dalla bontà di Dio e vederla dai desideri del proprio cuore, non sono la stessa cosa. Vi è un abisso eterno di bene, verità, santità, giustizia, misericordia, pietà, compassione, consolazione, speranza, realizzazione di sé. I Comandamenti della Legge Antica sono il primo stadio per vivere la vita secondo la bontà del nostro Dio. Essi sono stati donati in un deserto. Leggendo questo evento in termini spirituali, allegorici, potremmo dire che essi sono l’indispensabile, ciò di cui mai si potrà fare a meno, per attraversare indenni il deserto della vita. Essi però non sono il sommo della bontà di Dio, della sua verità, della sua carità, da cui è anche la bontà, la verità, la carità di ogni uomo. Senza Comandamenti si muore nel deserto della storia. E oggi l’uomo sta morendo nel suo deserto a motivo della sua volontà superba e arrogante con la quale ha deciso che i Comandamenti non gli servono.
Gesù è venuto per insegnare ad ogni uomo a vedere la propria vita non dall’indispensabile, non da ciò che gli serve soltanto per attraversare indenne il suo proprio deserto, bensì dalla perfezione divina della carità e della bontà di Dio. È venuto per proporre se stesso come modello inseparabile di questa scelta. Chi è infatti Lui? È il dono totale della carità e della verità che il Padre ha fatto all’umanità per la sua redenzione eterna. Poiché però la sua sola vita, il suo solo dono non è sufficiente, non basta, oggi Lui fa questa proposta, rivolge un invito forte, deciso ad una persona perché anch’essa abbandoni il quasi niente dell’osservanza dei Comandamenti e si consegni tutto alla carità e verità di Dio per la salvezza dei suoi fratelli.
La consegna dell’uomo alla pienezza della carità e della verità di Dio si compie già nelle Beatitudini. Anche nelle Beatitudini vi è il minimo e il massimo, vi è il poco e il molto, vi è l’imperfezione e la perfezione. In essi vi è la possibilità di accudire alle cose di questo mondo, ma anche l’invito esplicito per dedicarsi alle cose dello spirito, di Dio, per dare ad ogni uomo la conoscenza della verità, per invitarlo a lasciarsi immergere nella divina carità. Oggi Gesù chiede a quest’uomo che trascorre la sua vita alla coltivazione e all’incremento delle sue ricchezze, di lasciare tutto, vendere ogni cosa, dare il ricavato ai poveri e poi di ritornare per seguire Lui sulla via della missione. Quest’uomo è invitato ad immergersi nella perfezione della carità e della bontà di Dio. È invitato ad essere immagine vivente del Dono del Padre che è Gesù Signore.
La proposta di Gesù di somma perfezione, somma imitazione della bontà e carità del Padre che consegna il proprio Figlio Unigenito alla morte per manifestare al mondo tutto il suo amore, il suo perdono, la sua misericordia, rattrista quest’uomo. Se ne va scuro in volto. Possedeva infatti molti beni. Non possedeva però il vero bene. Era privo della vera ricchezza. È questa la logica perfetta di Dio: per ricevere si deve abbandonare, per accogliere bisogna privarsi, per elevarsi urge spogliarsi di ciò che è pura zavorra. Per riempire una brocca di acqua fresca e dissetante urge che prima venga svuotata del fango che vi è dentro. A questo è stato chiesto da Gesù di svuotare la sua anfora di tutte le false ricchezze per mettere in essa la vera, la sola vera. Il falso bene, il bene effimero lo tenta, lo attrae, gli conquista il cuore. Tra la scelta di Gesù che avrebbe voluto fare e la rinuncia ai suoi beni, sceglie i beni e lascia Gesù. La tristezza nasce dall’impossibilità di poter conciliare le due cose. O l’una o l’altra.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a scegliere il bene.

XX DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 15,21-28)
Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 15,21-28)

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Dio viene a noi, ma noi non sempre gli andiamo incontro. Si manifesta in molti modi diversi, ma non sempre viene riconosciuto e accolto dal suo popolo. A volte, tuttavia, viene accolto in luoghi e modi sorprendenti. Nel Vangelo di oggi, vediamo Gesù partire verso un luogo inatteso: la regione fra Tiro e Sidone, abitata da pagani. Il suo arrivo non passa inosservato: gli va incontro una donna cananea, qualcuno, dunque, che non apparteneva ad Israele.
La donna è spinta verso Gesù dai suoi bisogni, non dalla fede. Quali siano i suoi bisogni e quali quelli della figlia è chiaro, tanto più che la donna li esprime a gran voce, con una violenta insistenza: implora la pietà di Gesù, grida perché egli la aiuti e, soprattutto, non desiste. La donna, tuttavia, non esprime solo e soprattutto i propri bisogni: riconosce, infatti, Gesù come Signore, come figlio di Davide. Il suo grido di disperazione si purifica così diventando preghiera. Del resto, quando a Messa diciamo o cantiamo: “Signore, abbi pietà”, non ripetiamo, in un certo senso, le parole e la venerazione della donna cananea?

Sabato XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Sabato della XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,13-15)
Non impedite che i bambini vengano a me;
a chi è come loro, appartiene il regno dei cieli.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,13-15)

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nel Vangelo di oggi vediamo che Gesù, essendo completamente disponibile all’amore proveniente dal cuore del Padre, era accogliente verso tutti e in particolare con i bambini, i quali non hanno le complicazioni degli adulti cresciuti male.

Venerdì XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Venerdì della XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,3-12)
Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,3-12)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?».
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi
Il fondamento della Famiglia è l’unione tra uomo e donna. Non solo un’unione carnale, ma soprattutto un’unione spirituale. Due cuori che si incontrano, si innamorano, si uniscono in matrimonio davanti a Dio e solo Dio li può separare con la morte.
Oggigiorno purtroppo si assiste a continui stravolgimenti dell’idea della Famiglia. Migliaia i divorzi e le separazioni – quasi il 50% dei matrimoni – senza contare le separazioni di coppie conviventi non sposate, nonché migliaia i bambini che soffrono per questa condizione ed avranno turbe, insicurezze e problemi per tutta la vita.
Cosa significa unirsi? Vuol dire fare un progetto di vita, adulto, responsabile, basato non sui sogni o sui desideri, ma su fattori concreti legati ad aspetti che possano dare sicurezza e stabilità ad un matrimonio e certezze ai figli che il Signore vorrà mandare. Pazienza, rispetto, amore, dialogo sono i capisaldi basilari per un’unione duratura. Alti e bassi ci sono in ogni rapporto, ed una convivenza stretta con un’altra persona non è facile, ma allo stesso modo non è a volte semplice convivere con sé stessi, con le proprie paure, angosce, preoccupazioni, ma così come non possiamo tagliare la parte di noi che non ci piace, parimenti non ci è lecito allontanare da noi la moglie o il marito.
C’è oggigiorno troppa faciloneria a sposarsi, non si pensa seriamente che ciò che stiamo facendo è un progetto che durerà tutta la vita, un qualcosa che non dovrà essere sciolto, un dialogo con l’altra parte spesso difficile ma necessario per il bene dei figli. Si pensa troppo spesso a noi, mettiamo avanti il nostro egoismo, la voglia di divertirsi, provare nuove esperienze, evadere dalla realtà, volersi sentire giovani anche cedendo alle lusinghe di uomini e donne più giovani. Ma la responsabilità verso i figli e l’amore per loro dove sono finiti? E’ possibile che non ci sia più in noi un briciolo di spirito di sacrificio per la propria prole? Quanti bambini oggi crescono con l’idea che sia giusto avere due mamme e due papà? Quanti ricevono educazioni diverse, nella confusione più totale, a seconda che trascorrano del tempo con la famiglia del padre o con quella della madre? Quanti rifuggono il matrimonio per la paura di dover passare le stesse pene occorse alla loro famiglia? Quanti figli vengono usati dai genitori per contrastare il proprio coniuge, o addirittura per vendicarsi di esso?
Il matrimonio è una scelta di vita, non legata alla moda o al desiderio di un momento, e non deve essere presa alla leggera perché quando la intraprendiamo deve essere per sempre, qualunque cosa accada e si deve far di tutto perché sia una buona relazione affinché i figli crescano sereni e con buoni esempi di vita.

Giovedì XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Giovedì della XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,21-19,1)
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,21-19,1)

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nel Nuovo Testamento l’esigenza di Dio è diventata ancora più profonda e più positiva allo stesso tempo, perché è stata riassunta da Gesù nel duplice comandamento dell’amore: “Amerai il Signore tuo Dio… Amerai il tuo prossimo”. Anzi l’esigenza è diventata:
“Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”: una esigenza meravigliosa, in fondo: soltanto amare. Siamo fatti per amare, lo sentiamo. Quindi è una esigenza che accogliamo con entusiasmo, quando la capiamo bene. Però d’altra parte è una esigenza reale, perché l’amore è esigente, l’amore non si vive senza accettare sacrifici, senza accettare rinunce. L’amore è duro come l’inferno, dice il Cantico dei Cantici. In certe circostanze sentiamo che non è facile amare sul serio. È quindi una vera esigenza. Però una esigenza che è contemporaneamente un dono di Dio. Gesù viene in noi per amare; possiamo amare grazie al suo cuore, che ci è dato. Sant’Agostino diceva: “Dammi ciò che comandi, comanda ciò che vuoi”. La vita cristiana è proprio questo accogliere il dono di Dio, il dono dell’amore di Dio, non soltanto in modo passivo, essendo amati da lui, ma in modo anche attivo: amando con lui. E così tutte le difficoltà diventano occasione di crescita e di cammino.

Mercoledì XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Mercoledì della XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,15-20)
Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il vangelo di oggi ci offre uno spaccato interessante di quella che era la prassi penitenziale delle primissime comunità cristiane. Succedeva, allora come oggi, di doversi confrontare con momenti di tensione all’interno delle comunità, di fratelli e sorelle che, dopo un primo momento di conversione, si allontanavano dalla nuova strada… Come comportarsi in questi casi? Gesù offre un percorso rispettoso e pieno di buon senso: un fratello si fa carico di chi è in difficoltà, gli parla in amicizia, in privato, se non viene ascoltato intervengono altri due fratelli. Se ancora non succede nulla, allora, interviene la comunità. È un meccanismo di gradualità che si fa carico di chi sta sbagliando senza umiliarlo, senza costringerlo, aumentando progressivamente la forza di persuasione. Quanto è diverso da ciò che avviene oggi! Nella maggior parte dei casi a nessuno interessa cosa fanno gli altri, in chiesa nemmeno ci si conosce! Poi se qualcuno sta sbagliando è quasi impossibile che ci sia tra noi chi se ne faccia carico, meglio spettegolare alle spalle, creando danni enormi… Impariamo da questo vangelo a vivere seriamente e cordialmente il nostro essere comunità!

Martedì XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Martedì della XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Assunzione Della Beata Vergine Maria
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,39-56)
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,39-56)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Dopo l’annuncio, Maria è partita verso la montagna di Giudea per andare a trovare Elisabetta. Colma dello Spirito Santo, Elisabetta l’ha benedetta. L’ha proclamata “Madre del mio Signore”. Fonte di gioia. Beatitudine vivente della fede. Maria ha risposto con il cantico del Magnificat . Parole ispirate, che lasciano intravedere il suo cuore. Esse sono per noi il suo “testamento spirituale”. Identificandosi con Maria, la Chiesa di tutti i tempi continua a cantare tutti i giorni il Magnificat come suo proprio cantico.
Celebriamo oggi il mistero dell’Assunzione. Alla fine del suo passaggio sulla terra, la Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, è stata elevata nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio, nel cielo. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo farà sorgere in vita eterna la morte corporale di ognuno di noi unita a quella di Cristo. L’Apocalisse ci mostra “un segno grandioso del cielo”: la Donna che ha il sole per mantello, e una corona di stelle. Invincibile con la grazia di Dio di fronte al nemico primordiale. “Figura e primizia della Chiesa”. Primizia nel dolore della maternità al servizio della Redenzione. Primizia nel destino della gloria. Da lì, nel focolare della Trinità, Maria ci aspetta tutti per vivere e cantare con lei la nostra riconoscenza alla Grazia di Dio. La beatitudine divina e umana della Salvezza. Il suo eterno Magnificat.

Lunedì XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A

Lunedì della XIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Massimiliano Maria Kolbe
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 17,22-27)
Che cosa ti pare, Simone?
I re da chi riscuotono le tasse e i tributi?

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 17,22-27)

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Ed essi furono molto rattristati
Ogni parola detta da Gesù ed ogni evento che riguarda la sua Persona ha un solo fine: manifestare, rivelare, dire chi Lui è dinanzi a Dio e agli uomini secondo la perfetta verità divina ed umana, eterna e storica che lo avvolge. È dalla verità di Cristo che si giunge alla verità del Padre, come sarà sempre dalla verità dei discepoli di Cristo che si perviene alla verità del Figlio di Dio Incarnato perché da essa si giunga alla verità del Padre. Se Cristo non rivela la sua verità, tutto il mondo sarà sommerso dalle tenebre. Mai vi sarà una sola luce su Dio e sull’uomo. Oggi questo ministero e questa missione è tutta del cristiano. Egli rivelerà tutta la sua verità al mondo e il mondo per lui conoscerà la verità di Cristo, per Cristo e in Cristo conoscerà la verità del Padre.
Oggi il cristiano ha deciso di non dire più la sua verità al mondo. Ha stabilito che la sua verità non serva al mondo. Al mondo serve oggi un pezzo di pane. Che se ne fa della verità del cristiano? Così decidendo ed agendo, i risultati sono tutti sotto i nostri occhi. Il mondo non conosce più Cristo. Non conoscendo Cristo, si è costruito un Dio tutto nuovo. È un Dio senza parola, senza Legge, senza Comandamento, senza alcuna obbedienza. Questo Dio nuovo del mondo in verità non è l’opera del mondo. È lo stesso cristiano che lo ha costruito per sé e poi lo ha offerto al mondo come il suo vero Dio. Il cristiano si sta comportando in tutto come il popolo di Dio nel deserto. Si è costruito il suo Dio, non fatto però di metallo fuso, ma fondendolo di pensieri stolti.
Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, fece ressa intorno ad Aronne e gli disse: «Fa’ per noi un Dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto». Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli, i vostri figli e le vostre figlie e portateli a me». Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani, li fece fondere in una forma e ne modellò un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto!». Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore». Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento (Es 32,1-6).
Gesù è venuto per abbattere ogni falso Dio, ma anche ogni falso messia che sempre l’uomo si costruisce. Il vero Messia non è colui che promette di liberare dalla croce i suoi seguaci. È invece colui che prende la sua croce e invita ogni suo discepolo a fare altrettanto. Il vero Messia è colui che sale sulla croce e in essa vi rimane inchiodato per sempre. Questa è la verità del Messia di Dio, questa la verità di ogni suo discepolo.
Gesù rivela ai discepoli la sua verità, parla loro della sua croce ed essi si rattristano perché vi è un forte contrasto, anzi una abissale contrapposizione e divergenza tra ciò che dice il Maestro e ciò che essi si sono immaginati di Lui. La falsità dei pensieri sempre genera tristezza, perché la verità ci obbliga ad abbandonarli. Tutta la tristezza del mondo è il frutto della falsità della mente e del cuore. Quando invece si diviene verità di Dio in Cristo, nella comunione dello Spirito Santo, la gioia nasce nel cuore. È la gioia della verità e dell’amore, della vera speranza nella conoscenza di Cristo Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la gioia della verità.